
«La ricostruzione della vicenda dei fondi cosiddetti “Carfagna” da parte dell’assessore comunale dell’Aquila, Emanuela Di Giovambattista, seppur apprezzabile per lo sforzo di raccolta documentale, mostra diverse lacune e imprecisioni, dovute probabilmente al fatto che la stessa non ha vissuto in prima persona la vicenda». A denunciarlo, attraverso una nota, è Antonio Morgante, già responsabile della segreteria del commissario delegato per la ricostruzione.
«In primo luogo – spiega Morgante – va precisato che l’ordinanza del presidente del Consiglio dell’8 novembre 2011, come tutte quelle emanate durante l’emergenza, aveva potere derogatorio pieno, anche rispetto al “decreto Abruzzo” e al “Piano Nazionale contro la violenza e lo stalking” citato dall’assessore. I fondi previsti dall’ordinanza, per un totale di 3 milioni di euro per il progetto dei centri antiviolenza e per quello del centro poliedrico, vengono trasferiti dal governo nazionale alla contabilità speciale del Commissario solo a fine giugno 2012. Preso atto della disponibilità dei fondi è stato emanato il decreto numero 134 del 14 agosto 2012 con il quale, previa sottoposizione dello stesso al vaglio preventivo della Corte dei Conti: si approva, in termini esclusivamente programmatici, la spesa per il progetto “Samaria – in rete per una vita nuova” con la collaborazione delle diocesi abruzzesi. Contemporaneamente viene previsto che le diocesi competenti, entro 30 giorni dalla entrata in vigore del decreto, trasmettano il progetto esecutivo per l’approvazione definitiva della spesa e la successiva erogazione. Da ciò si evince l’ infondatezza della dichiarazione dell’assessore Di Giovambattista che, citando il decreto 134, dice che lo stesso viene emanato “per versare i fondi all’Arcidiocesi dell’Aquila”. Inoltre, si invita la consigliera di parità a fornire un progetto di massima sempre entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto stesso. Questo progetto di massima viene presentato dalla consigliera di parità il 30 agosto 2012, un giorno prima della cessazione dello stato di emergenza e quindi della soppressione della figura del Commissario delegato per la Ricostruzione».
«Il primo settembre 2012 – rileva Morgante – il Commissario cessa di esistere. I fondi giacenti sulla contabilità speciale del Commissario, compresi i 3 milioni di euro per il centro antiviolenza e il centro poliedrico, vengono trasferiti alla contabilità speciale intestata al capo del Diset, Aldo Mancurti, che ne dispone per i due Uffici Speciali. Quello dell’Aquila e quello degli altri Comuni del cratere. Mancurti, con suo decreto numero 30 del 24 gennaio 2013 trasferisce dalla sua contabilità alla Regione Abruzzo solo quella parte di risorse, pari ad 1,5 milioni di euro, per la realizzazione del centro poliedrico, mentre 1,5 milioni rimangono nella disponibilità degli Uffici Speciali (e quindi anche del Comune dell’Aquila). Con una nota di marzo del 2013 il presidente della Regione, Gianni Chiodi, preso atto di questo trasferimento di risorse, scrive alla presidenza del Consiglio dei Ministri e propone che tali risorse siano gestite dalla stessa presidenza essendo la figura del Commissario cessata il 31 agosto 2012 ed essendo quei fondi provenienti proprio dalla presidenza del Consiglio. Con la stessa nota il presidente evidenzia che ci sono comunque atti preliminari (come il progetto di massima) posti in essere dalla consigliera di parità e agli atti della disciolta struttura commissariale. Dopo un mese, ad aprile 2013, la presidenza del Consiglio con nota numero 1293, accetta la proposta del presidente della Regione e propone un tavolo di coordinamento composto da: presidenza del Consiglio – Diset (con ruolo di coordinamento), Comune dell’Aquila, Ufficio Speciale dell’Aquila e Consigliera di parità “in funzione di garanzia delle finalità originarie dell’assegnazione dei fondi”. Il presidente Chiodi prende atto di tale proposta e indica quale necessario ulteriore componente del tavolo il responsabile dell’Ufficio Speciale degli altri comuni del cratere».
«La Regione Abruzzo pertanto – precisa Morgante – non fa parte del tavolo e quindi, non verrà invitata alla successiva riunione a Roma, presso la presidenza del Consiglio. Tale riunione si tiene a Roma il 19 giugno 2013. Contrariamente a quanto falsamente afferma l’assessore Di Giovambattista, vi parteciperanno il Comune dell’Aquila, con Patrizia del Principe e Adolfo Saotta, l’Usra, l’Usrc, la consigliera di parità e funzionari della Presidenza del Consiglio (le presenze sono desumibili dall’allegato foglio presenza della riunione). Nell’incontro, contrariamente ancora a quanto dice l’assessore Di Giovambattista, viene soltanto deciso che lo strumento per portare avanti il progetto del centro poliedrico è quello della convenzione tra consigliera di parità e Uffici Speciali per la Ricostruzione, non si fa alcun accenno “al fatto che Mancurti invita a ridestinare i fondi previsti per il progetto delle diocesi….”. Da questa ricostruzione si evince che il Comune dell’Aquila, qualora accorto e desideroso di trasformare davvero la tante “idee che non mancano”, avrebbe già potuto utilizzare le risorse pari ad 1,5 miloni di euro per il centro antiviolenza disponibili da settembre 2012 presso l’Ufficio Speciale dell’Aquila.
Avrebbe altresì potuto richiedere, nella famosa riunione del 19 giugno 2013, un maggiore coinvolgimento del Comune che invece non era rappresentato da politici. Vi sarebbe dovuto essere almeno l’assessore che allora aveva la delega alle politiche sociali».