
«La nuova bufera gudiziaria che ha investito la nostra Regione, con l’invio di una informazione di garanzia a 25 tra consiglieri, assessori oltre che al presidente della Giunta, Chiodi, e del Consiglio, Pagano, è la prova di come esista un vero e proprio ‘Caso Abruzzo’, rappresentato non da presunti malcostumi della politica locale, quanto dal comportamento di una parte della magistratura che ormai sembra aver posto un vero e proprio diritto di veto sulle scelte esercitate, o da esercitare, da parte degli elettori abruzzesi». Lo ha dichiarato Alessio Di Carlo, membro del comitato di Radicali italiani e segretario di Radicali Abruzzo.
Nell’inchiesta, oltre a Chiodi e Pagano, sono coinvolti nove assessori e 14 consiglieri, accusati, a vario titolo, di truffa ai danni dello Stato, peculato e falso ideologico. In particolare dalle indagini dei carabinieri di Pescara sarebbero emerse una serie di irregolarità relative a presunte fatture alterate per ottenere rimborsi spesa in occasioni di viaggi istituzionali, alcuni dei quali, secondo le contestazioni, non sarebbero neanche avvenuti. Ma ci sono anche presunte autocertificazioni false e un presunto uso non appropriato della carta di credito della Regione, non per fini istituzionali ma personali. L’inchiesta è coordinata dai pm Giampieri Di Florio e Giuseppe Bellelli e abbraccia il periodo compreso tra il gennaio 2009 e dicembre 2012. Sono comunque ancora in corso, sempre da parte dei carabinieri, le indagini sui rendiconti dei gruppi consiliari.
«Ormai – afferma Di Carlo – non basta più limitarsi ad invocare il principio di presunzione di innocenza, ricordare i tanti casi in cui le inchieste si sono risolte in un nulla di fatto oppure denunciare la tempistica con cui vengono recapitate le informazioni di garanzia: occorre mettere in relazione tutto ciò con altri elementi, quali la presenza in pompa magna degli stessi pm che oggi sono titolari dell’inchiesta ad una recente [i]convention[/i] di un illustre candidato del centrosinistra alle prossime regionali, oppure con la nomina dell’ex procuratore capo di Pescara a ‘consulente per la legalità del Comune di L’Aquila».
Per l’esponente radicale «il quadro che ne viene fuori è inquietante ed è rappresentato dal passaggio di consegne che la politica ha fatto, dal diritto di voto in mano agli elettori al diritto di veto in capo alla magistratura».