Attualità

Alle origini della stampa cattolica aquilana

di Enrico Cavalli

«Chiesa Aquilana dalle robuste radici(…)», così, a rievocazione dei cento anni dell’Archidiocesi, si esprimeva Carlo Martini, pastore della cattedrale dei SS. Giorgio e Massimo, dal 1973 al 1983.

Tali robuste radici essenziali alla conurbazione aquilana, vanno individuate nel fervore dei credenti e guide pastorali aperte al confronto con le dinamiche socio-culturali. Prova ne sia il ruolo della stampa religiosa all’atto dell’Unità ed in rinascita della editorialità cittadina celebre dal secolo XV per la presenza di Adamo Da Rotweil allievo di Gutenberg creatore di incunaboli biblici.
Le stamperie diocesane legate alla rinomata tipografia Vecchioni, presero vigore dall’avvento in cattedrale dei SS.Giorgio e Massimo, del vescovo di origine lucana, Luigi Filippi. Assertore di un certo intransigentismo, quanto, localmente artefice della Cassa di Risparmio aquilana nel 1859, Filippi, intese di difendere gli indirizzi ecclesiastici nella cornice unitaria, pubblicando una serie di lettere pastorali ed all’atto nel 1876 dell’elevazione al rango di Archidiocesi dell’episcopio aquilano, fondò la testata ‘L’Aquila degli Abruzzi’.

Tale foglio fu cassa di risonanza dopo il non expedit papale del 1874 del cattolicesimo regionale che ebbe un’assise saliente ad Ortona nel 1879 dove si distinse il tomismo di padre Domenico Marinangeli in risposta ai positivisti. Le locali contrapposizione fra laici e ecclesiastici, trasalivano nei circuiti comunicativi come nel caso della clamorosa occupazione da parte dell’assessore comunale Francesco Cialente per le leggi eversive del 1866, della chiesa di Santa Giusta, e, nel 1876 dell’edificazione del Real Liceo-Università-Biblioteca provinciale-Portici, in luogo del convento di San Francesco in Platea ospitante la cella di San Bernardino, laddove, Filippi fece da scudo umano a difesa della chiesetta della Concezione sotto i Portici.

A fine secolo XIX, in un mondo giornalistico fatto di dieci testate di vario indirizzo politico, la stampa cattolica, dialogava con ‘Il Corriere Scolastico’ di Ignazio Cerasoli per la lotta all’analfabetismo, e, col locale circolo Galilei persuadendolo a non dipingere lo scienziato pisano a simbolo anticlericale; polemizzava con ‘La Gazzetta di Aquila’, portavoce della borghesia censoria degli aiuti patrizi ai collegi per poveri creati da Maria Caterina Ferrari, Caterina Vicentini e Barbara Micarelli; si rapportava a ‘L’Avvenire’, dei socialisti Ciccio Donatelli, Cesare Falli, Emidio Lopardi, sul piano delle analisi delle lotte di classe in area marsicana.

L’arcivescovo aquilano, Augusto Antonio Vicentini fondava nel 1883 ‘La Palestra Aternina’, dal chiaro respiro culturale, ivi, apparendo un inno al Gran Sasso, scritto dal presule a supporto della ferrovia Roma-Aquila-Teramo, e, promosse un primo osservatorio geodinamico nel 1884 e congresso sismico italiano nel 1889; su queste colonne, alle crisi balcaniche ed imperialistiche in Asia ed Africa, il cronista e sacerdote Carlo Pietropaoli richiamava alla pace cristiana, sebbene le disfatte d’Abissinia schiudessero alla Aquila sede di caserme militari però ubicate in chiese requisite.

Sulla scìa della Rerum Novarum di papa Leone XIII , i vari Marinangeli, Pietropaoli, Moscardi, Cifani, De Matteis, interpreti della democrazia cristiana di Radini-Tedeschi e Filippo Murri, prelusero nel 1899 a ”L’Eco degli Abruzzi”; meno incline a temi abruzzesi, il foglio agì a preparazione di clero e laicato pregiudicati dal liberalmassonismo in chiave antisocialista, e, per raccogliere contribuzioni durante le crisi economiche e migrazioni d’Oltreoceano a favore di diseredati e delle missioni aventi i luminosi martirii in Oriente di Cesidio Da Fossa e Maria Della Pace.

Il ‘Secolo breve’, vide la stampa laicista tacciare di antimodernismo i colleghi cattolici che difesero il prete rocchigiano Domenico Argentieri, l’artefice di un originale mezzo radiotelegrafico, dalle reprimende su ‘L’Avanti’ di Benito Mussolini timoroso che quella invenzione cadesse in mani straniere. Dall’Archidiocesi sortìva ‘La Torre’ ad emancipazione politica dei cattolici e stessa cultura aquilana. Perché critico delle dannunziane ‘radiose giornate’del maggio 1915, quanto ispiratore della veloce ricostruzione territoriale post sisma marsicano, il settimanale, fu oggetto di trasversali strali ideologici.

Durante la Grande Guerra, ‘La Torre’ puntellò gli aiuti arcidiocesani ai senza casa, soldati e cappellani aquilani al fronte tra cui lo studioso francescano Aniceto Chiappini; dopo Caporetto, “sventolando da Udine fino alle terre di Venezia, la bandiera turca”, evocò la croce della chiesa di San Giuliano, appartenuta a San Giovanni da Capestrano nella battaglia di Belgrado del 1456, per una curiale lettura di eventi sfumata dalla divulgazione dei moniti pacifisti di Benedetto XV.

Tra vacanze arcivescovili e biennio rosso, scemata la opzione del PPI., del patrizio Vincenzo Rivera, le pubblicazioni cattoliche, riassunsero col ‘Bollettino Arcidiocesano’, la stampa municipale dinanzi al totalitarismo fascista. Il contrasto tra regime ed Azione cattolica del 1931, decantava ogni vicinanza fra ’aspersorio e littorio’, sebbene il moderatismo del nuovo arcivescovo Gaudenzio Manuelli aprisse alla tensione podestarile di Adelchi Serena per la rievocazione celestiniana che ridiede degli slanci alla editoria religiosa e conclamata da libelli celebrativi, ad esempio, per la Chiesa di Cristo Re alla Villa e venuta dei Salesiani nel 1934 al quartiere popolare di San Pietro.

Negli anni drammatici della II ’guerra mondiale, rivendicò autonomia di coscienza e prassi il cattolicesimo locale, guidato dalla Eccellenza milanese Carlo Confalonieri che adoperò a tutela degli oppressi i mezzi della comunicazione sociale; il defensor civitatis, dopo il 1945, ideava il periodico‘Voce Amica’ programmaticamente attento alle questioni politiche nonché municipali divenendo palestra di formazione di un più generale giornalismo aquilano rapportato alla informazione nazionale. L’Archidiocesi, stimolava le stesse ACLI.,alla fondazione di“IlRisveglio d’Abruzzo” per un apertura culturale ed ai temi della ricostruzione postbellica in una dialettica fra Chiesa e parte laica scandita dalle logiche della ’guerra fredda’, ma, mai fuori dal civile confronto democratico. A riprova di una stampa cattolica emula della tradizione di settore aquilana e che influirà sugli indirizzi pastorali e sociali del capoluogo degli Abruzzi nella contemporaneità.