Attualità

L’Aquila affaire

di Roberta Galeotti

Ennesimo attacco alla città dalla stampa nazionale. L'Aquila, dopo l'articolo del Sole 24 Ore della scorsa settimana, oggi campeggia in prima pagina su Repubblica.

Nulla di nuovo come contenuti in questo articolo, ma allarmante e sospetta l'attenzione che la stampa nazionale sta rivolgendo alla città.

Non sarà lo scandalo di mazzette per poche decine di migliaia di euro ad attrarre i grandi giornalisti d'inchiesta, ma piuttosto temiamo lo sia il grande cantiere della ricostruzione a muovere i grandi imprenditori.

14 miliardi di euro stimati in un raggio di 70 chilometri. Il più grande cantiere d'Europa.

La partita aperta a L'Aquila non è sull'election day o su un ribaltamento di schieramento del governo cittadino, ma sul cambio di '[i]modello di ricostruzione[/i]'.

L'indebolimento dell'amministrazione consente di inserire un cuneo per tentare di spostare il livello di controllo.

Se il sindaco Cialente non ritirasse le sue dimissioni nei prossimi 12 giorni, la caduta dell'amministrazione civica di fatto potrebbe riaprire la partita su chi ricostruirà la città dell'Aquila.

Screditare, con grandi articoli e titoloni in prima pagina, l'immagine della città significa dimostrare che i governi locali, qualunque essi siano, non sarebbero in grado di operare il giusto controllo di così grandi processi, giungendo alla necessaria conclusione di dover rimettere nelle mani di un '[i]governo altro[/i]' la proiezione della ricostruzione della città.

Osservando le dinamiche locali della ricostruzione, infatti, salta agli occhi, anche dell'osservatore meno smaliziato, l'estromissione dagli appalti aquilani dei grandi nomi delle costruzioni, dei grandi '[i]interessi[/i]', dei grandi gruppi industriali.

Il sistema tangenti non è stato inventato dagli amministratori abruzzesi, né l'affidamento della ricostruzione ad un commissario governativo o ad un '[i]paladino nazionale[/i]' metterebbe al sicuro la città da questo. sistema malato che è purtroppo diffuso nel nostro paese.

L'Aquila è stata martoriata dal sisma del 2009, massacrata dall'incapacità di immaginare una nuova moderna città e non merita di perire sotto i colpi di attacchi strumentali e tendenziosi, incarnando il ruolo di vittima sacrificale in una guerra che nulla ha a che vedere con i propri cittadini.