Politica

Portaborse e buoi dei paesi tuoi

S’erano presentati come i paladini dei cittadini, coloro che dal popolo vengono e per il popolo fanno. I cinquestelle di Grillo, quel partito a cinque punte che s’era messo in testa di far annegare in un brodo di pollo tutta la classe politica dirigente, perché esigeva la signora Trasparenza nei meeting con gli elettori, ha messo forse qualche punta di troppo. D’altro canto, il Parlamento, è una sorta di interregno in cui vige ancora l’antico feudalesimo, forse, visto che l’assistentato sembra essere una dote di famiglia.

Vi ricordate il caso esploso quest’estate in Abruzzo, riguardante alcuni simpatizzanti e attivisti del M5S espulsi da gruppi di Facebook poiché pretendevano trasparenza sulle modalità utilizzate da alcuni parlamentari dop d’Abruzzo nell’assumere i loro portaborse?

Primo messo alla gogna, l’onorevole Vacca, componete della commissione della Camera per l’istruzione e Università, il quale avrebbe assunto come portaborse l’usciere dell’Università di Chieti in quanto, a detta sua, ‘esperto del settore’. Seconda incastrata la senatrice Enza Blundo, o meglio ‘cittadina al Senato’ come lei stessa ‘adora’ farsi chiamare, che sembra si rifiutò di pubblicare il nome e cognome del suo assistente di fiducia. Eppure, sempre secondo la cronaca, proprio la Blundo avrebbe addirittura ‘assicurato’ di aver passato la notte in bianco a leggere curricula su curricula e alla fine avrebbe fatto la sua scelta: assumere, cioè, quel giovane portaborse, grande (un tempo) fedele dell’Idv.

Ed ecco che arriviamo alla fine del selciato: due cinquestelle, nome: Vilma e Barbara, cognome: Moronese e Lezzi, sono cadute nello stesso tranello del ‘Portaborse e buoi, dei paesi tuoi’. Sarà che il parente è un compagno di sangue e per questo fedele, chi lo sa. Sta di fatto, però, che entrambe le istigatrici alla Chiarezza ad ogni costo, hanno assunto come portaborse (indovinate un po’) il proprio compagno la prima e la figlia del proprio compagno la seconda. Alcuni esponenti del PD e PDL hanno subito colto l’occasione per denunciare, e come non dargli credito, che gli esponenti politici del M5S stanno imparando a zoppicare come lo zoppo che tanto hanno ingiuriato.

E’ la testata Libero che riporta le parole di difesa delle due parlamentari: entrambe, avrebbero sostenuto di essere in regola dal momento che «i due compagni non sono ancora conviventi». Che sia il tetto condiviso a far scattare l’onta della raccomandazione? Bisognerebbe rivedere il manuale relativo. Comunque, la figlioccia della Lezzi, dopo due giorni di lacrime, ha deciso di dimettersi. Ma questi due casi hanno sollevato il problema, a livello nazionale, dei “portaborse” assunti col criterio dello ius sanguinis.

Su twitter c’è l’hashtag che riassume tutta la rabbia, delusione, indignazione di chi a creduto alla dichiarata svolta grillina: #parentopolidevoialtri . Quella del portaborse è una figura davvero interessante, ad ogni modo. Professionista dell’assistentato, non si richiedono titoli per svolgere codesto ruolo. Eh, quando si dice la famiglia. Anzi, una tradizione di famiglia: chissà perché tutti i parenti dei parlamentari hanno nel sangue la congenita voluttà di pesare sulle spalle di chi paga le tasse.