Petrilli: «Ecco perché sono stato condannato»

6 gennaio 2014 | 11:47
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Petrilli: «Ecco perché sono stato condannato»

«Il Tribunale dell’Aquila mi ha condannato a otto mesi di carcere e la Corte dei Conti al pagamento di 260 mila euro. Il tutto, perché ho trasformato cinque contratti di lavoratori dell`ente, da tempo determinato a tempo indeterminato e perché ho ridotto il compenso del direttore (figura obbligatoria) da 110mila euro annui a 39 mila, figura assolutamente compatibile con altri incarichi che aveva». A sottolinearlo, attraverso una nota, è Giulio Petrilli.

«L’Aret – aggiunge Petrilli – è l’unica azienda abruzzese che sopravviveva senza contributi regionali, ha avuto finanziamenti per progetti europei di grande validità sociale. Addirittura ha collaborato in uno di questi progetti con l`Ocse, Organizzazione delle Nazioni Unite, in una zona di guerra in Kossovo, a Mitrovica, dove mi sono recato insieme ad alcuni dipendenti. Con la mia presidenza sono finite le costose consulenze esterne e ho costruito una piccola pianta organica, oltretutto obbligatoria, quindi ho riportato la legalità all’interno dell’ente e ho ridotto totalmente i costi. Stavamo per ottenere altri grandi e importanti finanziamenti per progetti europei, ritenuti validissimi dalle commissioni preposte alla valutazione. Ma questa cosa dava fastidio».

«Entrambe le condanne le ritengo completamente ingiuste e sono certo in un esito positivo in appello – conclude Petrilli – Dispiace poi enormemente constatare che, nelle motivazioni della condanna penale, i giudici abbiano fatto riferimento ai miei trascorsi politici giovanili, senza tener conto dell’assoluzione da me avuta in relazione all’accusa di partecipazione a banda armata. Da rimanere senza parole. Così come il constatare che la citazione per il procedimento davanti la Corte dei conti mi è stato consegnato il giorno dopo la condanna penale. Una azione così in contemporanea non accade mai».