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Morto a nove anni sugli sci, appello per la sicurezza

«Segnalare piste da sci non a norma e denunciare gli incidenti dovuti a tale negligenza, significa amare il prossimo. Mentre tacere e non sollecitare la Giustizia innanzi al mancato rispetto della legge per la sicurezza sulle piste, significa contribuire a mettere in pericolo la vita di altri sciatori, soprattutto dei più piccoli».

L’appello in nome della sicurezza all’inizio della stagione sciistica giunge da Mauro Rossato, presidente della Fondazione Andrea Rossato. Un’esortazione alla riflessione che coinvolge tutti coloro che vivono la montagna d’inverno: dagli sciatori ai responsabili delle piste, alle Forze dell’Ordine.

«Ogni anno, purtroppo, la cronaca racconta di infortuni mortali sulla neve – afferma Rossato – e non sempre si attiva un’azione legale per verificare le responsabilità dell’incidente. Questo, ovviamente, a discapito dell’eventuale messa in sicurezza delle piste. Una pericolosa indifferenza che può portare anche ad altre morti».

«L’obiettivo principale non deve essere quello di punire chi ha sbagliato, ma bensì quello di contribuire al miglioramento delle condizioni di sicurezza delle piste a rischio. E comunque a segnalare i possibili pericoli. Tra i casi tristemente più noti degli ultimi tempi ricordiamo l’incidente del gennaio 2012 nella pista Tulot di Pinzolo in Trentino, in cui il settantunenne Tersilio Tenerini uscì di pista, rimanendo incastrato con la testa nella rete di protezione. Morì dopo venti giorni di agonia, per asfissia da impiccamento. Ebbene pochi giorni fa, in primo grado, sono stati condannati a 4 mesi di reclusione per omicidio colposo il direttore delle funivie di Pinzolo e il responsabile della manutenzione».

E’ di metà novembre, invece, l’apertura del processo per la morte di Romano Campiti che aveva appena 14 anni quando morì con lo slittino nel marzo 2012 a Sesto in Alta Pusteria. «Non c'era una protezione con una pista larga pochissimi metri – dice il padre su Youtube mostrando la pista della tragedia - e moltissimi alberi di alto fusto a bordo pista». Dieci giorni prima della tragica fine del ragazzo, sulla stessa pista si era verificato un altro gravissimo incidente, in cui un altro ragazzino riportò lesioni molto serie al fegato. Secondo la Procura, già da quell'episodio la pista avrebbe dovuto essere messa in sicurezza.

Ed anche a Cortina sullo stesso tratto di pista in cui morì a soli 9 anni il 5 marzo 2011 Andrea Rossato, un mese prima si era verificato un grave incidente ad un giovane quattordicenne, «che avrebbe dovuto imporre la chiusura o la messa in sicurezza della pista. Ma nessuno ha fatto nulla. Ora è in corso il processo».

«Affinché i fattori di rischio possano essere contrastati efficacemente sarebbe sufficiente che le leggi venissero applicate – continua Rossato - la legge 24 dicembre 2003, numero 363, è una disposizione legislativa nazionale fondamentale per la sicurezza negli sport invernali da discesa e da fondo e che, oltre alle importanti regole per il comportamento degli utenti delle piste, contiene tutta una serie di obblighi a carico dei gestori degli impianti. Ma, come talvolta accade, non viene sempre rispettata e gli incidenti sulle piste, in molti casi, sono una diretta conseguenza di tale negligenza. Considerando, poi, che i bambini sono spesso vittime di tali infortuni, uno dei consigli per i genitori dei piccoli sciatori è quello di scegliere con molta oculatezza le piste da frequentare. A breve divulgheremo delle linee guida contenenti alcuni importanti indicazioni affinché i genitori dei bambini possano scegliere le località sciistiche più sicure».

E tra le iniziative rivolte a diffondere la sicurezza sulle piste da sci segnaliamo il “3° Memorial Sci Andrea Rossato” che si terrà a San Vito di Cadore sabato 4 gennaio 2014, giornata che prevede, oltre alla gara di slalom gigante, una simulazione di soccorso in pista con l’utilizzo del defibrillatore.