Attualità

Una cartolina da New York – parte I

di Goffredo Palmerini

E' mercoledì pomeriggio quando il volo DL 107 della Delta, da Francoforte, atterra in anticipo all’aereoporto JFK, alle quattro e un quarto. Cielo coperto. Una brezza consiglia di coprirsi. Lunga fila all’immigrazione, si concentrano numerosi voli. Un’ora abbondante per le procedure d’immigrazione. I bagagli hanno girato a lungo al banco di riconsegna. Si va verso i taxi. Era immaginabile la fila. Ma la coda e’ paziente, ordinata. Oltre mezz’ora, poi si parte. Molto traffico, oggi, verso Manhattan. L’autista tenta un paio di strade alternative, ma non e’ giornata buona. Il percorso che di solito richiede una mezz’ora oggi dilata i tempi. Il [i]taxi draiver[/i] dissimula, eppure e’ leggibile il suo disappunto. Impiega infine un’ora e mezza per arrivare alla 55esima, sulla Sesta Ave, nei pressi di [i]Central Park[/i]. Meno male che qui i [i]taxi[/i] dall’aeroporto hanno prezzo fisso, 52 dollari.

Aggiungo una discreta mancia, capendo la situazione. Il taxista mi sembra sollevato. Sono già le sette passate. Mario Fratti, il mio ospite è a teatro, ha lasciato le chiavi come d’accordo, ma in casa mi apre Argia, drammaturga di Torino. Casa Fratti è quasi sempre un cenacolo d’artisti. Sistemo in camera il bagaglio ed esco ad incontrare la città, scarpinando sulla Settima verso Times Square. Come al solito piena di gente, illuminata dai grandi schermi colorati della pubblicità che rendono unico questo posto di New York, animatissimo, quantunque non abbia poi granche’ d’interessante nelle architetture, se non il famoso orologio e la tribunetta dove i ragazzi a turno si siedono qualche minuto. Il fuso orario mi consiglia di guadagnare il letto. Ci attendono giorni di grande impegno.

Giovedì, prima giornata a New York. Si esce di buon mattino nella metropoli che non si ferma mai. Si annusano odori, si scruta la gente, si entra nel clima, insomma si gode la citta' calandosi nella sua atmosfera. Si prendono contatti, al rientro: Rita Monte, Sal Palmeri e Luisa Potenza (radio ICN), Letizia Airos, il prof. Mario Miglione, direttore Centro di Studi italiani della Stony Brook University, Tony Tufano, l’Italian American Museum. Il prof. Miglione conta di organizzare una conversazione per martedi 15, se riuscira’ con i tempi stretti, dove andrei a parlare dell’Aquila. Si pranza da ABA, ristorante turco sulla 58esima. New York è un crogiolo di cucine e sapori da tutto il mondo. A sera, off Broadway, si va a teatro con Mario Fratti e sua figlia Valentina, regista teatrale. E’ l’ultimo 'play' del grande drammaturgo aquilano, 'The Vatican knows'. Anche quest’anno il Theater for the New City, nel Village, ha invitato Mario Fratti a rappresentare una novità. E così hanno messo in scena 'The Vatican knows', dramma sul rapimento di Emanuela Orlandi, scomparsa dal Vaticano durante il papato di Giovanni Paolo II, nel 1983. Un mistero non risolto. Il New York Times, nel maggio 2012, ipotizzo’ che fosse stata rapita per fare uno scambio con Ali Agca, in prigione per aver tentato di uccidere il papa. Fratti costruisce il suo dramma brillantemente, intorno a questa versione. Una compagnia di ottimi attori, ma davvero eccellente e commovente e’ la protagonista, Giulia Bisinella, attrice di Belluno. L’opera di Fratti e’ stata scelta per le celebrazioni dell'Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, tra gli eventi a New York promossi dall’Italian Heritage of Culture Month Committee, presieduto da Joseph Sciame. E’ in programma per tre settimane. Come sempre il dramma ha un finale imprevedibile! La cifra di Fratti. Molti gli applausi. Tra il pubblico era presente anche la drammaturga Argia Coppola, che ha scritto un interessante dramma su Marilyn Monroe. Andiamo a cena in un ristorante polacco, sulla Prima Ave.

{{*ExtraImg_167614_ArtImgRight_300x191_}}Venerdì 11, cielo coperto. La giornata si prevede intensa. Mi sono alzato presto, alle 5 e venti, postumi del fuso orario. Mattinata di contatti: email, facebook, telefono. Alle 11 chiamo al cellulare Domenico Accili, non risponde. Mi chiama qualche minuto dopo, concordiamo di vederci in giornata. Sposta un appuntamento nel pomeriggio e propone d’incontrarci da lui, ora pranzo. Ci verrà a prendere, alla fermata della Metro, alla 168esima [i]Street[/i] Viene anche Mario, è interessato a conoscerlo. Mimmo Accili è medico, abruzzese dell’Aquila, ma è vissuto a Roma fino al 1985. Poi a Washington, al Clinical Center National Institutes of Health fino al 1998, quindi a New York. Insegna alla Columbia University, dove è direttore del Centro Ricerche Diabete ed Endocrinologia 'Naomi Berrie', finanziato dalla fondazione Russell Bernie. Sono molto emozionato di rincontrarlo, l’ultima volta che l’ho visto fu il 17 ottobre 2007, alla cerimonia funebre di suo padre, il senatore Achille Accili, uno dei riferimenti della mia formazione politica. Accili era nato nel 1921, ad Acciano, dove era stato sindaco. Poi fu segretario provinciale della Dc e nel 1968 fu eletto per la prima volta in Senato, confermato per cinque mandati. La famiglia, attraverso Giorgio Castellani, chiese a me - e non ad illustri personalita’ politiche aquilane - di tenere la commemorazione del senatore, in Cattedrale, a L'Aquila. Mi ricordo quando l’arcivescovo Giuseppe Molinari mi diede la parola, ero emozionato davanti alla grande folla che riempiva il Duomo. Tutta la città. La figura politica ed umana del senatore Accili aveva contribuito notevolmente alla formazione d’una intera generazione di classe dirigente aquilana. Questo dissi, con parole venute dal cuore.

Ma lasciamo i ricordi, torniamo a New York. Mimmo ci vede dalla finestra del suo ufficio e ci viene incontro. Un forte abbraccio, poi gli presento Mario, che egli conosce di fama, come scrittore. Ma Fratti è stato anche docente diversi anni proprio alla Columbia University, prima d’andare ad insegnare all’Hunter College. Con Mimmo, nel suo ufficio, parliamo molto dell’Aquila, della sua famiglia, dei suoi ricordi da ragazzo, quando capitavo qualche volta a casa a trovare il padre, in via Santa Elisabetta. Poi andarono a vivere a Roma, in una casa sulla Nomentana. Mimmo vuole notizie della mia famiglia, dei miei figli. Poi di Mario, che gli racconta in modo succinto, come sua abitudine. Io sono più dettagliato e aggiungo quel che Fratti mai direbbe di sè, che è un grande autore teatrale, dei suoi successi, del prestigio di cui gode nel mondo del teatro americano e internazionale. Pranziamo all’Università, nel ristorante interno. Ottimo. Pesce, io. Mario carne. Mimmo un’insalata. Ha un fisico asciutto, da maratoneta, Mimmo. E infatti dice che, di sabato, va in università da casa sua, a Tribeca, di corsa per 16 chilometri. Al fine settimana, alternativamente, torna a casa la moglie, libanese d’America, da Toledo, dove insegna Fisiologia e fa ricerca di base, oppure la raggiunge lui in Ohio. Mimmo ci fa visitare il Centro, organizzatissimo ed efficiente. In laboratorio molti ricercatori giovani, tanti asiatici e una sola ragazza italiana, medico di Recanati. Nel Centro orbitano 30 mila pazienti, dai 2 mesi fino a tarda età. Pagano le assicurazioni, la differenza non coperta la paga la Fondazione Russell Berrie. L’ultima donazione, nel 2012, è stata di 27 milioni di dollari. La Fondazione ha fatto costruire a sue spese la magnifica struttura, bella anche architettonicamente. E’ uno dei Centri antidiabete migliori al mondo. Mimmo si definisce un [i]'professional writer'[/i], girando il mondo per congressi medici, almeno 50 viaggi l’anno, una trottola. Lo farà di nuovo all’inizio di settimana. Mimmo Accili dara’ il suo sostegno alla Candidatura dell’Aquila a Capitale della Cultura, direttamente ed attraverso la Casa Italiana della Columbia University.

Ci salutiamo che sono le tre e mezza. E’ l’orario del suo appuntamento spostato, ma anch’io devo correre per incontrare Fabio Ghia, contrammiraglio di Marina in pensione, ora imprenditore e giornalista, presidente di ANFE Tunisia. Rappresentiamo l’associazione delle famiglie emigrate fondata dalla deputata costituente aquilana Maria Federici alle manifestazioni del Columbus Day e alla grande Parata del 14 ottobre. Arrivo in orario, prendiamo una birra insieme al bar vicino al Carnagie Hall, dove gli avevo dato appuntamento. Alle cinque mi avvio verso il Calandra Institute, sulla 43esima strada. Faccio quattro passi a piedi, ho tempo. Scendo verso Times Square. Come sempre una varia umanità riempie la piazza, pullula di gente. Una ragazza in bikini a stelle e strisce suona una chitarra bianca ad un crocicchio. In Italia la polizia la fermerebbe per oltraggio al pudore. Qui negli States, dove persino più castigati sono nei costumi, si consente. Arrivo al 25 della 43^ Street, piano 17. C’è la redazione di i-Italy, network stampa e tv diretto da Letizia Airos. Alla testata collaboro curando la rubrica che Letizia ha chiamato L’Altra Italia, dandogli persino l’immagine di copertina del mio libro. Il network è una delle iniziative editoriali, in inglese ed italiano, più innovative e multimediali in America. Saluto Ottorino Cappelli, Letizia ancora non arriva. Al Calandra Institute, il dipartimento di studi italiani della CUNY (City University of New York), c’è la presentazione di uno spettacolo teatrale che ASMEF e Loups Garoux Produzioni stanno programmando per rappresentarlo a New York, “Gilda Mignonette, la Regina degli emigranti”. La drammaturgia e’ firmata da Francesca Pedrazza Gorlero, Guido Polito e Riccardo Reim. Interprete e regista sara' l’attrice napoletana Marta Bifano, presente alla presentazione insieme alla giornalista Didi Leoni, alla portavoce ASMEF e giornalista Mariangela Petruzzelli, all’artista Mark Kostabi, a Joseph Sciame e al direttore del Calandra Institute, prof. Anthony J. Tamburri.

Prima dell’evento saluto il prof. Tamburri e parliamo alcuni minuti. Gli faccio omaggio del mio 'L'Altra Italia', lui si ricorda che l'ultima volta gli ho fatto omaggio del mio libro 'L'Aquila nel mondo', lo ha apprezzato. Gli parlo della Candidatura dell'Aquila a Capitale europea della Cultura 2019. E’ molto vicino moralmente alla nostra città, ci sarà sicuramente un’adesione del Calandra, un plauso per la candidatura. Si procede alla presentazione dello spettacolo teatrale sulla figura poliedrica ed affascinante dell’eroina dell’emigrazione italiana negli States, l’attrice e cantante napoletana Gilda Mignonette che nel 1924 arrivò a New York diventando un’icona dei nostri emigrati in America. L’ASMEF (Associazione Sviluppo Mezzogiorno Futuro) promuove a New York questo evento, che ha debuttato a Todi. Con molta efficacia lo espone Mariangela Petruzzelli, anche autrice di programmi Rai, in assenza del presidente Salvo Iavarone, infortunatosi a Napoli per una caduta dal motorino. Di ASMEF sono membro del Comitato scientifico, mi sento un po’ a casa. A fine evento parlo con Letizia Airos, tenace direttore di i-Italy, ormai punto di riferimento per la cultura italiana che passa a New York, impossibile che lei non faccia un’intervista: Jovanotti, Battiato, Pino Daniele, e numerosi altri. Qualche giorno fa lo scenografo, tre volte Oscar, Dante Ferretti. Ripasso al MoMA. La libreria è ancora aperta, sono quasi le 8 di sera. Faccio un giro, trovo il libro “FERRETTI - L'arte della Scenografia”, seconda edizione, curato da Gabriele Lucci ed edito da Electa-Accademia dell'Immagine, una preziosità tutta aquilana. Che emozione, un po’ dell’Aquila in un tempio della cultura americana! C’è la mostra sul grande scenografo italiano al MoMA. La vedrò nei prossimi giorni.