
di Gioia Chiostri
Paese che vai, usanze che trovi. La vita corre sul filo del solco lasciato alle spalle dalla generazione che ci ha preceduto, ma c’è un aspetto dell’esistenza, una nicchia, che riguarda la notte e il divertimento. È la movida, forma femminile sostantivata dell’aggettivo movido, ovvero ‘movimentato’. A L’Aquila la movida è fatta di locali, giovedì universitario, [i]irish pub[/i] e piazza Regina Margherita. E nella Marsica? Cos’è che anima la movida di Avezzano? Siamo andati ad indagare per sapere se, anche a livello di sballo notturno, la realtà aquilana e quella marsicana si spalleggiano o si oppongono.
«Il valore del sabato sera, per la Marsica, lo definirei ‘utopistico’» sottolinea Valerio Collalto, vocalist, speaker radiofonico (Radio Monte Velino) e avezzanese doc.
«Utopistico – spiega – perché l’attesa durante la settimana per il fantomatico giorno è tanta: c’è il desiderio di raggiungere al più presto il sabato per staccare la spina dagli impegni settimanali, un desiderio attanagliato e accompagnato da una serie di programmi e aspettative che non rispecchiano mai, però, il risultato finale. Quando arriva il sabato, è come se fosse giunto, finalmente, il giorno tanto atteso: i ragazzi se ne stanno in centro fino alla mezzanotte per poi ritirarsi nei vari locali e arrivare così fino all’alba, davanti ad un buon cappuccino, stilando un resoconto quasi sempre basato sul rimpianto di quello che avrebbero potuto fare e che in realtà non hanno fatto. In parte per colpa loro in parte per colpa della movida che non lo permette».
{{*ExtraImg_167071_ArtImgRight_300x193_}}Che differenza c’è fra la movida aquilana e quella avezzanese? «Vorrei spezzare una lancia a favore dei locali avezzanesi – dice Valerio Collalto – in sostanza i locali aquilani a livello di struttura sono più scadenti rispetto ai nostri. Ma la differenza principale sta nel tipo di persone che popolano la notte. Nella nostra provincia la maggioranza dei giovani non è aquilana, ma è formata da studenti universitari provenienti da svariate parti d’Italia che si accontentano di quello che hanno e lo sfruttano alla grande. Ad Avezzano, invece, la clientela dei locali pretende ‘un qualcosa’, ma fondamentalmente non so nemmeno io cosa in realtà. Si limitano a screditare i nostri locali paragonandoli a quelli di altre città, quando dovrebbero valorizzare quello che hanno a disposizione».
{{*ExtraImg_167072_ArtImgRight_300x190_}}«Il giovedì universitario – continua il vocalist – è un argomento molto interessante: ad Avezzano non esiste perché, come dice la parola, è ‘universitario’ e noi, quanto a università, non siamo messi poi così bene. Il venerdì però sta andando nella giusta direzione: siamo molto lontani dal raggiungimento del giovedì aquilano, ma stiamo percorrendo la strada giusta. Per Halloween, ad esempio, si sta muovendo abbastanza bene il meccanismo mondano. Tutti i locali si stanno organizzando con qualche evento, a partire dalle piccole attività fino ad arrivare ai locali marsicani più grandi. La notte, soprattutto per chi la vive, come i ragazzi che fanno il mio lavoro, può essere davvero una grande fonte di ispirazione».
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