Attualità

L’Università riapre i battenti, parola agli studenti

di Gioia Chiostri

[i]Voglia di studiare saltami addosso[/i]. Un imperativo che ogni anno bussa arrogantemente alle porte di matricole fresche, matricole anziane, studenti in corso, laureandi, laureati e disperati fuori corso. Difficile azzittirlo, difficile non ascoltarlo, in quanto il suo lamento si identifica in tutto e per tutto con quello della coscienza coscienziosa. Sarebbe allora il caso di rivolgersi agli esperti, coloro ch non solo hanno raggiunto tutti gli obiettivi della professione studente, ma li hanno anche doppiati. Sono i rappresentanti degli studenti, gli eroi che ogni cortometraggio sulla vita universitaria avrebbe voluto immortalare.

Si comincia con Giulia Parete,rappresentante degli studenti di Biotecnologie, 19 anni. «La differenza sostanziale fra noi già ‘battezzati’ del corso di laurea in Biotecnologie e le nuove matricole di quest’anno è il test d’ingresso, che però non ha riscontrato numerosi dissensi in quanto non è vincolante per l’ammissione e non impedisce lo svolgimento degli esami - spiega - Da subito io e i miei colleghi rappresentanti di Lista Aperta ci siamo schierati a favore del test auto-valutativo in quanto rappresenta un importante strumento sia a favore dello studente che verifica la propria preparazione, sia a favore dell’università stessa che è facilitata a gestire il grande numero di matricole con l’allestimento di aule e attrezzature adatte. Gli anni scorsi noi rappresentanti abbiamo organizzato l'‘accoglienza matricole’ per venire incontro alle esigenze dei nuovi arrivati. E' stata gradita anche ai genitori e all’università in generale, che trova un servizio altrimenti non presente. Da rappresentante quale sono, inizio l’anno a contatto con i nuovi arrivati perché anch’io, a mio tempo, trovai delle persone che mi hanno accolta. Per me la rappresentanza è stare vicino allo studente. Alle matricole dico: l’università è un luogo in cui crescere personalmente e dovere di noi rappresentanti è quello di far portare a termine agli altri questo impegnativo compito».

Matteo Rastelli, teramano, rappresentante degli studenti del corso di studi in Lettere per Lista Indipendente, commenta così il nuovo anno universitario: «Credo che il Dipartimento di Scienze umane dell’Università degli Studi dell’Aquila abbia grandi potenzialità da esprimere. Purtroppo situazioni contingenti ben note, miste a una serie di riforme universitarie discutibili, hanno rallentato fortemente la macchina-università e, nel nostro caso specifico, la macchina-dipartimento, depotenziandola fortemente. Una serie di politiche ministeriali, ma anche locali in alcuni casi specifici, hanno fortemente condizionato, da un lato l’offerta formativa del Dipartimento, dall’altro la disponibilità di usufruire di strutture e materiali. Da studente e rappresentante degli studenti auspico quindi che, nell’anno accademico 2013/2014, il Dipartimento si impegni a portare a termine il processo di ultimazione e ottimizzazione della nuova sede che lo ospita, facendo sentire la propria voce nel contesto d’Ateneo sia sul diritto allo studio che sulla didattica». «Se dovessi dare un consiglio ai neo universitari – aggiunge - direi semplicemente loro di applicarsi nel raggiungimento dei propri obiettivi: nonostante la sempre più scarsa considerazione di cui godono purtroppo le materie umanistiche nel panorama italiano e la penuria di investimenti e finanziamenti. L’amore per una disciplina non va scoraggiato, in quanto è il movente per il raggiungimento della piena soddisfazione personale. Lettere è stata per me un’infinita fonte di arricchimento e spero di affrontare, anche quest’anno, la vita universitaria con la stessa volontà di sempre».

{{*ExtraImg_161114_ArtImgRight_300x192_}}La parola passa ad Andrea Fidanza, rappresentante degli studenti Udu per Medicina e Chirurgia, 25 anni, frequentante il sesto anno accademico e originario di Celano. «L’anno accademico che sta per iniziare sarà un anno molto importante e significativo - spiega - Complicato senz’altro: la riforma Gelmini è entrata ormai a pieno regime in tutti gli atenei e da qualche mese anche docenti e rettori si stanno rendendo conto del caos, debitamente denunciato dagli studenti due anni fa, che ha creato questa riforma sia dal punto di vista didattico, sia dal punto di vista amministrativo. Per studenti e docenti risulta ancora complicato vivere il passaggio dalle vecchie Facoltà ai nuovi Dipartimenti. La mancanza di strutture di raccordo tra i vari dipartimenti con affinità sia scientifiche che accademiche ha lasciato gli atenei in un limbo, rallentando lo studio di una migliore offerta formativa e trascurando i servizi per gli studenti. I numerosi tagli alle università pubbliche hanno causato un drastico calo di iscrizioni e il lievitare di corsi a numero chiuso perché non si è più in grado di offrire un’università di massa. In Italia, differentemente dal resto dell’ Europa, esiste una squallida ed incivile figura: lo studente idoneo di borsa di studio, ma non beneficiario della stessa a causa di un inadeguato stanziamento di fondi. I passati governi come hanno tentato di abolire questa figura? Inasprendo i criteri di accesso e aumentando le tasse agli studenti. Parlando dell’Aquila, nel 2015 scadrà l’accordo di programma che ha permesso agli universitari di non pagare la tassa d’iscrizione. Con lo stesso accordo lo Stato garantiva all’Univaq anche il pagamento dei fitti in strutture provvisorie in attesa della ristrutturazione delle strutture storiche. Si pensava che 6 anni dal terremoto sarebbero bastati per ricostruire l’università. E invece c’è ancora molto da fare». «Per quanto riguarda il percorso di studi in Medicina e Chirurgia – continua Fidanza - questa è una carriera molto faticosa, a tratti stressante e nella quale l’elemento fondamentale per ottenere buoni risultati è la costanza nello studio. Personalmente sono contrario ai test d’ingresso, sono convinto che potrebbero esserci diversi metodi per ‘selezionare’ una classe limitata di futuri medici, ma di certo la soluzione non è bloccarli all’ingresso. L’attuale test è certamente selettivo. Chi seleziona? Chi ha studiato, per esempio. Ma anche chi ha fatto bene il liceo, chi è abbastanza sveglio e chi ha un po’ di fortuna. Per scegliere solo un bravo aspirante medico su otto aspiranti forse ci vorrebbe qualcosa di diverso. Un buon medico deve saper ascoltare, saper comunicare con gli ammalati, conoscere l’inglese, mettere in rapporto fra loro fenomeni diversi e trovare un filo conduttore discernendo cosa è più significativo e cosa meno, saper decidere nel giro di pochi minuti, non perdersi d’animo vicino a un paziente che soffre o che muore. Tutti doni innati, ma anche capacità che si migliorano con l’esperienza. Qualità che un quiz a risposta multipla non riuscirà mai a scoprire».

Il viaggio de IlCapoluogo.it nel mondo degli studenti universitari continuerà con gli interventi dei rappresentanti di Infermieristica ed Economia e della presidente del Consiglio studentesco.