Nella terra di Bach

4 settembre 2013 | 06:31
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Nella terra di Bach

La poesia di Valter Marcone pubblicata in questa pagina – ‘Nella terra di Bach‘ – è risultata prima classificata della sezione C – poesie dedicate alla musica – del primo Concorso Internazionale di poesia “Pietro Iadeluca & amici“ ed è stata premiata in una cerimonia tenutasi a Pereto nella Chiesa di San Giovanni Battista sabato 31 agosto. Il Capoluogo ha riferito nei giorni scorsi l’iniziativa dell’associazione “Il cuscino di stelle, omaggio a Pietro Iadeluca” tenutosi appunto nella settimana dal 24 al 31 agosto nella chiesa di San Giovanni Battista di Pereto e articolata nella prima edizione di una rassegna di concerti per pianoforte e di un concorso di poesia intitolata ‘Ciao Maestro’, culminata con la cerimonia di premiazione del concorso.

«Ho scritto i versi ‘Nella terra di Bach‘ pensando alle persone a cui questo premio è intitolato», ha spiegato Valter Marcone. «Uomini e donne – ha aggiunto – che hanno fatto della quotidianità un valore, nella semplicità di espressioni come la musica, la poesia, le arti visive. In fondo la quotidianità non è altro che alzarsi al mattino, andare al lavoro, compiere gesti semplici e proficui per essere alla fine del giorno un po’ più felici. Ho scritto questi versi pensando anche ad una città, L’Aquila, nel cui Conservatorio, proprio con i valori della quotidianità, ha operato Pietro Iadeluca. Erano gli anni in cui gli attori del Living Theatre passeggiavano per corso Federico, i lupi nelle invernate arrivavano fino alla Fontana Luminosa in cerca di cibo e i così detti matti prendevano il caffè nei bar del corso. Appunto anni di una rivoluzionaria quotidianità».

Nella terra di Bach

di Valter Marcone

Io non sapevo

come si scrive “maltempo”

ed era come avere dentro

sillabe senza luce.

E sentivo la crepa stessa

di quella parola deportata

lungo un confine:

annuncio vago, vago

d’un viaggio all’inferno

quello buono, buono

delle periferie dell’esistenza

della preoccupazione per la sorte

delle banche per il dolore

il dolore della morte

della morte per fame.

Ed era così che cercavo

di guarire quel “maltempo”

nella terra di Bach

per guardare un pezzetto di cielo sereno

e ascoltare suonare ancora quel legno

quel legno d’una croce

d’una croce che divenne violino.

La mia patria è Bach

luogo vicino e porto di partenza

fronte che attraversa il mondo

fronte che attraversa le macerie

le macerie della mia città.

Nella terra di Bach

danza e balla il mio cuore

con il coraggio d’amare il dolore

di abbracciare anche la morte

di donare e sognare

di tornare a respirare

di credere e amare.

Danza e balla il mio cuore

nella terra, nella terra

di Bach dove l’antico amore

è un volo un lungo volo

per quell’invidia del diavolo

per un dio che crea

un “do alto” d’ineffabile intensità

nel silenzio, nel silenzio del “maltempo”

che ormai non fa più paura.

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