
«In un territorio lacerato in cui la ricostruzione non può che essere inscindibilmente legata al lavoro, la vicenda della A.F.M., società che si è resa protagonista dell’avvio di una procedura – peraltro, dai contenuti di dubbia legittimità – di licenziamento collettivo, sta assumendo una caratterizzazione di straordinaria gravità». A comunicarlo è la Cgil Abruzzo.
«Prioritariamente – si legge nella nota – è bene riprendere la storia recente che ha visto le organizzazioni sindacali siglare, il 28 dicembre 2012, un sofferto accordo inerente due progetti speciali finalizzati a ricollocare in alcune attività il personale precedentemente adibito ai servizi cimiteriali e ciò in attesa del completamento dell’iter di riorganizzazione complessiva delle aziende cosiddette municipalizzate. Va sottolineato che, alla base della scelta adottata dall’Amministrazione comunale di cessazione dell’affidamento ad AFM dei servizi cimiteriali a vantaggio di un affidamento a terzi, vi erano motivazioni legate all’esigenza di razionalizzare i costi ed il miglioramento del servizio: a distanza di otto mesi sarebbe utile verificare l’uno e l’altro aspetto onde valutare se tale atto risponde agli obiettivi annunciati».
«La Cgil – si legge ancora nella nota – a suo tempo, aveva segnalato all’assessore Moroni che i costi della “commessa” da affidare all’esterno rischiavano di non essere affatto competitivi e, ritenendo sin troppo ottimiste le dichiarazioni rese in quella fase circa l’imminente costituzione di una nuova Società (“newCo Progetto CASE e MAP”) aveva chiesto invano, unitamente alle altre sigle sindacali, una ulteriore proroga del servizio alla medesima AFM. Da allora, però, alle dichiarazioni inerenti il mantenimento dei livelli occupazionali, da parte del Comune non sono seguiti atti concreti che si perdono, come spesso accade, “nei meandri” delle stanze dei livelli politici e di taluni massimi livelli tecnici dell’Amministrazione. Aldilà della buona volontà del sindaco, infatti, la “macchina amministrativa comunale” spesso sembra eccellere nel sottolineare i problemi mentre si perde nella individuazione delle soluzioni».
«Ora che, però, per la prima volta – prosegue la nota – nella storia aquilana, una Società totalmente partecipata dal Comune dell’Aquila attiva una procedura di licenziamento collettivo non si potrà più sfuggire e le soluzioni dovranno essere portate al tavolo che la Legge 223/91 affida alle organizzazioni sindacali dei lavoratori le quali effettueranno un confronto con il datore di lavoro e, pertanto, con AFM e con il socio unico Comune dell’Aquila. L’esame congiunto sarà destinato alla ricerca di ogni soluzione alternativa al licenziamento poiché la perdita del lavoro, in questo come in altri casi, è fuori dalla realtà. Ed è proprio sul lavoro, elemento fondante della nostra Costituzione, che la Cgil chiede che vi sia attenzione e massimo rispetto: i due lavoratori sui quali sul “canale di informazione istituzionale Facebook” si è dilettato in queste ore il sindaco percepiscono la retribuzione prevista dal Contratto Nazionale di riferimento e non 1 euro in più! Dei due oggetto di attenzione, uno ha una anzianità di lavoro di “appena” 38 anni ed è da 30 anni in AFM, l’altro è la matricola numero 3 della Azienda e lavora, infatti, in AFM dal 1976. Entrambi sono entrati nell’era delle selezioni pubbliche e, purtroppo per i due, neanche sommando i loro CUD si arriva alle cifre “stratosferiche” pubblicate in questi giorni! Sulle aziende municipalizzate sarebbe interessante, semmai, verificare i costi di certe “agibilità” ricadenti su talune nomine politiche ed affrontare, come giustamente ricordato dal Presidente del Consiglio Comunale qualche giorno fa, le responsabilità della politica aquilana».
«La Cgil, comunque, si augura che aver additato i due dipendenti sia frutto di una clamorosa “gaffe” escludendo che, nelle Società di proprietà del Comune, il “Primo Cittadino” voglia eludere gli obblighi retributivi sanciti dai Contratti Nazionali. La Cgil, pertanto, invita tutti ad evitare di attribuire le responsabilità della “mala gestione” delle municipalizzate ai lavoratori e di tenere, piuttosto, nei confronti di questi ultimi dei toni di correttezza poiché dipendenti – con un contratto, quindi, di lavoro subordinato – impegnati in questa Città per svolgere servizi essenziali, strategici e di interesse pubblico, servizi che ci si auspica siano organizzati in modo adeguato per poter essere potenziati ed ottimizzati al fine di rispondere alle nuove e mutate esigenze derivanti da quanto accaduto il 6 aprile del 2009 a L’Aquila, un luogo in cui, in primis, c’è bisogno di un maggiore livello di coesione» – conclude la nota.