Ricostruzione e pratiche ferme, Confindustria parte civile

22 maggio 2013 | 17:33
Share0
Ricostruzione e pratiche ferme, Confindustria parte civile

«E’ appena nata ma già ha avuto una partenza lenta e con pendenze in essere: tra ricorsi, ritardi e questioni varie – soggette pure a trattative con parti multiple – la Struttura di Missione ha un percorso tutto in salita.

E’ stata creata per risolvere subito le questioni che ostacolano la ricostruzione ma, a 5 mesi di distanza, le pratiche che erano ferme continuano ad accumularsi: nei cassetti del Genio civile qualche mese fa c’erano 1200 pratiche, ora ce ne sono 2.500» Lo scrive in una nota Ezio Rainaldi, delegato Ricostruzione Confindustria L’Aquila.

«Se si fossero sbagliate le imprese – continua Rainaldi – a redigere le domande avrebbero pagato subito con la bocciatura delle pratiche, invece adesso chi paga? Se a sbagliare sono il Genio civile o la Filiera o altri ancora è giusto che questi paghino.

Non ci resta altro che valutare la possibilità di costituirci parte civile onde avere il ristoro dei danni».

«Quanto alla soluzione trovata di integrare Abruzzo Engineering nel Genio civile – prosegue – mi chiedo se ci sono voluti 7 mesi: lo si poteva fare già nel novembre scorso, tanto pensare e riflettere ha solo fatto perdere altro tempo che, per le Imprese, si traduce in perdita di denaro».

«Ma guardiamo i numeri che interessano la nostra categoria. Nelle azioni intraprese – ha detto sempre Rainaldi – ricadono i “famosi” 100 ml di fondi Cipe destinati alle attività produttive: molte sono le cose da dire e da fare. E cioè: decidere in via definitiva che siano le entità locali ovvero imprese, associazioni di categoria e istituzioni, a stabilirne la destinazione; accertare la capacità di spesa, se i fondi siano davvero stanziati oltre che deliberati, cioè che esistano veramente. Si tratta, dunque, di comprendere quale sia il percorso perchè siano spendibili, in quanto ad oggi ci risultano una “volontà” ed un “capitolo di spesa”; capire quale sarà la tempistica e quali i criteri, vale a dire quanto tempo dobbiamo aspettare davvero per spendere questi soldi e in base a quali parametri saranno destinati».

«Posto questo, e scendendo nel dettaglio, ci risulta – ha evidenziato il delegato Ricostruzione di Confindustria L’Aquila – che di questi 100 ml è stata fatta già una prima ripartizione nel decreto Cipe come segue: 15 milioni per Rilancio della filiera turistica del comprensorio del Gran Sasso; 5 milioni per le attività ricerca – fibra ottica e relativo laboratorio; 12 milioni per il turismo infrastrutture e creazione di micro-sistemi turistici; 38 milioni di euro per le attività produttive caratterizzate da elevati livelli di innovazione; 15 milioni per le Pmi innovative e spin-off di ricerca principalmente collegate alla realizzazione di servizi e infrastrutture di smart-cities; 15 milioni per la ricerca e sviluppo sperimentale».

«Ora, – ha detto Rainaldi – considerazioni doverose vanno sottoposte all’attenzione di tutti: In forza delle disposizioni Cipe, e dalla un confronto con i responsabili della struttura di missione, le risorse non possono essere destinate ad aziende in crisi: ci viene allora da annotare che i soldi pubblici non devono essere spesi per le privatizzazioni di aziende municipalizzate e, men che meno, anche per lo studio preliminare; E’ paradossale che associazioni di categoria non siano state consultate o interpellate tal che potessero intervenire su eventuali studi nonché nella stesura delle misure di ripartizione dei fondi: il territorio, e le imprese in primis, devono essere gli attori di qualsiasi azione viene decisa sulla loro pelle. La previsione di investire sul turismo non è congruente con le priorità indicate dall’Ocse che, al primo punto della ristrutturazione dell’economia locale, indica l’industria manifatturiera quale settore di punta dell’Abruzzo (addirittura “leggermente più sviluppato rispetto al resto d’Italia”): ricordiamo ancora il dibattito pubblico in cui il prof. Calafati dimostrò quanto il turismo non potesse essere l’assetto dello sviluppo locale e regionale ma solo un suo complemento».

«Tutti gli atti – sempre secondo Ezio Rainaldi – devono essere trasparenti, cioè fruibili dalla comunità allo scopo di migliorare l’accessibilità e la qualità delle informazioni sui criteri di ricostruzione e di spesa per ripristinare la fiducia nelle istituzioni e aumentare l’efficienza della spesa pubblica. Misure a beneficio di lavoro e occupazione sarebbero quanto mai auspicabili in luogo di destinazioni del tipo innovazione e ricerca, perché fondi di questa tipologia già esistono e non di rado sono rimasti non spesi e sono tornati indietro: incidere sul lavoro laddove si stanno usando misure di urgenza significa centrare l’obiettivo senza margine di rischio».