L’Aquila, Tricolore a piazza Duomo

10 maggio 2013 | 15:38
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L’Aquila, Tricolore a piazza Duomo

di Alessia Lombardo

Tricolore sì o tricolore no? Mentre si discute sulla ‘rivoluzionaria’ posizione di Massimo Cialente, una bandiera italiana sventola in piazza Duomo nel pieno centro storico dell’Aquila terremotata. Un caso, una dimenticanza o un messaggio mirato? Il tricolore, con a fianco la bandiera neroverde, di certo non passa inosservato dopo che Cialente lunedì scorso, in attesa dei fondi per la ricostruzione, ha fatto rimuovere le bandiere dagli uffici pubblici della città e ha riconsegnato a Roma la propria fascia.

Aspettando di conoscere chi vincerà il braccio di ferro – il sindaco autosospeso e a rischio rimozione, oppure lo Stato squattrinato con la propria lenta macchina burocratica – si infiamma il dibattito sul tema Tricolore.

Se da un lato la destra per [i]forma mentis[/i] rifiuta le bandiere ammainate, dall’altro la sinistra sostiene l’amministratore locale lasciato solo, comprendendolo nella protesta. Lo giustificano anche molti elettori che lo hanno riconfermato e, per la verità, non sono soltanto gli aquilani di centro sinistra ad appoggiare il coriaceo Cialente. C’è però chi si chiede: «Sarà la volta buona per credere che se ne vada davvero?».

Di certo una posizione così si sarebbe potuta e dovuta prendere mesi e mesi fa. Ci saremmo risparmiati anche le divulgazioni dell’oggi indaffaratissimo – per le questioni del Pd nazionale – Fabrizio Barca sull’essenza di Bergamotto, sui gufi e sull’autolesionismo, fatte a domicilio mentre l’ex ministro passava in rassegna il piano di ricostruzione primaverile all’indomani degli ormai noti ‘bollini’.

Il [i]countdown[/i] è partito. In attesa dei fondi, la conclusione apartitica è d’obbligo. Si è combattuto per unificare l’Italia sotto il tricolore. Si condanna la Lega per le manie di grandezza sul sogno (per molti incubo) della Padania, ostentando con saccenza una posizione dovuta. Probabilmente riempire il capoluogo d’Abruzzo di Tricolori (non solo negli uffici pubblici), magari coinvolgendo tutto il Cratere, sarebbe stata una chiamata ancora più forte allo Stato. Non soltanto uno squillo. E invece ammainiamo le bandiere. Proprio ora! Rifiutiamo lo Stato italiano quattro anni dopo il sisma, quando la maggior parte degli italiani ha finalmente capito almeno dove siamo posizionati geograficamente.