Politica

Senza scadenza le cambiali del sindaco

di Fulgo Graziosi

Non si sono ancora spenti i toni trionfalistici del sindaco dell’Aquila, con i quali aveva gridato alla vittoria per la concessione di un altro “pagherò” governativo, dopo la grande “carriolata” nella terra dei Cesari, che già grida alla mancata erogazione dei fondi promessi.

Questa volta, però, non si parla di una nuova “marcia su Roma”, ma della riconsegna della fascia di sindaco nelle mani del Presidente della Repubblica. In quelle stesse mani alle quali aveva affidato le sorti della ricostruzione della città.

Che il sindaco restituisca le insegne di distinzione del primo cittadino, “transeat”. Ma, che ordini la rimozione del tricolore da tutti gli edifici pubblici di competenza comunale rappresenta un fatto gravissimo, anche se dettato dalla esasperazione per le lungaggini burocratiche governative. A tale tipo di burocrazia, però, il sindaco dovrebbe essere più che avvezzo, tenuto conto della cancerogena burocrazia del Comune dell’Aquila.

Parliamo proprio di quella detestabile burocrazia dirigenziale che ha sempre reso prigioniero l’apparato politico comunale, se così può essere definito con estrema benevolenza. Questa volta, forse seguendo il nostro consiglio, il sindaco ha scelto una strategia più morbida, più diplomatica fino a un certo punto. Cioè, fino al momento della formalizzazione della proposta di restituzione della fascia. Poi, non si sa bene perché, si è voluto nuovamente impantanare nella dirompente azione di voler togliere il tricolore dagli uffici pubblici e dalle scuole cittadine. Bellissimo esempio di senso civico per gli alunni delle scuole elementari e medie. Azione che andrebbe posta all’attenzione delle più dissacranti trasmissioni televisive del tipo “Striscia la notizia”, meglio ancora “Le Iene”.

Non eravamo stati falsi profeti, allorché abbiamo ipotizzato che gli aquilani non avrebbero creduto alle millantatorie dichiarazioni del sindaco: abbiamo ottenuto con le “carriole” un ulteriore finanziamento per la ricostruzione. Non è stata una bella idea quella di raccontare le frottole, visto che a distanza di pochissimo tempo ha dovuto correggere il tiro. Ha cominciato a parlare della indifferenza e della pesante burocrazia romana. Si è accorto, però, che il discorso non ha fatto presa sulla pubblica opinione. Ha optato per operazioni più eclatanti, finalizzate a sensibilizzare elettori e cittadini per ottenere, forse, almeno un piccolo sostegno morale.

Oggi, alla luce di questi ultimi proclami, gli aquilani sono più sconcertati di prima. Non hanno capito bene se l’operazione possa tendere a sollecitare le attenzioni degli organi governativi, o se possa rappresentare una abdicazione bella e buona, con fuga dalla scena politica per evitare il peggio. C’è anche questa possibilità. Forse il sindaco non l’ha seriamente valutata.

Il Presidente della Repubblica potrebbe accogliere, senza colpo ferire, la restituzione della fascia e, nello stesso tempo, potrebbe anche decretare la decadenza del sindaco pro tempore senza alcun commento. Un vero e proprio schiaffo all’arroganza di un amministratore che non riesce più a districarsi nel meandro in cui si è ficcato deliberatamente da solo.

Oppure, potrebbe invitare il sindaco, con paterna benevolenza, a riprendersi la fascia, precisando che l’operazione potrebbe essere ripetuta, e senza la rimozione del tricolore dagli ed pubblici, solamente dopo aver doverosamente rendicontato i finanziamenti fino ad oggi ricevuti, dei quali vorrebbero avere cognizione anche i cittadini aquilani.

Si potrebbe verificare anche una ulteriore situazione, i cui risvolti potrebbero essere oltremodo negativi per il Comune dell’Aquila in ordine alle lungaggini lamentate dal sindaco per la ricostruzione. Infatti, se il Comune intende porre su un piatto della bilancia lungaggini nella erogazione dei fondi ed eccessive nell’esame delle istanze comunali, gli apparati governativi non esiterebbero un attimo a porre sull’altro piatto le incertezze, le antitetiche formulazioni delle richieste più svariate di finanziamento, le polemiche con la Regione per la gestione del potere, lo stato di litigiosità con tutti e contro tutti, l’arroganza e la prepotenza dell’amministrazione comunale, l’assenza della più elementare etica politica e la mancanza di riguardo del simbolo più significativo della nostra Repubblica: il Tricolore. Tutti hanno la certezza del peso dei valori posti sui rispettivi piatti della bilancia e tutti sono convinti che la stessa penderebbe dalla parte dello Stato.

Per chiudere, vorremmo fare una ultima doverosa considerazione. Dopo aver battagliato per quattro anni per togliersi di dosso i vari commissari dello Stato e della Regione, dopo aver lottato con le unghie e con i denti per ottenere la gestione del potere della ricostruzione, dopo aver osannato l’inconcludente operato del delegato del Governo che attraverso il nostro territorio ha progettato, non la ricostruzione, ma la scalata alla segreteria del partito del sindaco, dopo aver fatto terra bruciata attorno all’Aquila con queste azioni, il sindaco ha anche il coraggio di gridare al mondo di essere stato lasciato solo. Ma non è questo che ha voluto e cercato con tutte le sue forze?

A qualcuno, forse a Napolitano, potrebbe venire in mente l’idea di chiedere conto di tutto ciò. Allora, sarebbero veramente guai seri per il sindaco e per tutti gli incolpevoli cittadini aquilani. Potrà l’attuale Governo, velatamente dichiarato sordo dal sindaco dell’Aquila, fornire una adeguata risposta proprio in questi giorni che lo vede impegnato alla spasmodica ricerca, in tempi brevi, di sostanziose risorse per assicurare il ripristino della cassa integrazione per migliaia di persone poste sul lastrico dalla travolgente crisi economica nazionale e internazionale? Staremo a vedere.

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