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Cialente shock: «Orgoglioso di essere cacciato»

Arriva dura e immediata la replica del sindaco dell'Aquila dopo la [url"diffida"]http://ilcapoluogo.globalist.it/Detail_News_Display?ID=73991&typeb=0&L-Aquila-Prefetto-diffida-Cialente[/url] notificatagli dal prefetto del capoluogo abruzzese.

«Con questa lettera ufficialmente comunico di respingere la diffida e il decreto per cui mi aspetto che il Governo Italiano, che certamente era a conoscenza di questo decreto di diffida e probabilmente ispirandolo, si assuma la responsabilità di rimuovermi da sindaco, oggi stesso o domani al massimo. Come si fa per i sindaci mafiosi». La missiva è indirizzata, tra gli altri, al presidente del Consiglio dei Ministri, ai ministri dell'Interno, della Giustizia, della Coesione territoriale e, per conoscenza, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

«Ricevo in questo momento dal Prefetto della Provincia dell'Aquila - scrive il sindaco - un decreto che mi diffida formalmente a porre termine con immediatezza alla mia azione di protesta, assunta istituzionalmente da me e dalla Giunta della città terremotata capoluogo di regione dell'Abruzzo, L'Aquila, disponendo l'immediata ricollocazione della bandiera nazionale sugli edifici pubblici del Comune e alla riacquisizione subito della mia fascia tricolore della quale dovrei fare '[i]sempre un uso rispettoso delle norme di legge vigenti[/i]'.

Nel decreto, il Prefetto afferma che '[i]l'eventuale persistenza della condotta posta in essere[/i]' sarà oggetto di valutazione per la mia rimozione da Sindaco.

Nella narrazione del decreto, si riporta testualmente che l'atto di rimuovere le bandiere e di aver restituito la fascia '[i]crea potenziali turbative all'ordine ed alla sicurezza pubblica[/i]' e che avrei turbato '[i]i sentimenti delle giovani generazioni rimuovendo le bandiere dalle scuole[/i]'».

«Sono allibito. Come denuncio da mesi, inascoltato, la situazione dell'ordine pubblico in questa città che è ormai una polveriera di rabbia, disperazione, scoramento, se ancora viene un minimo mantenuta lo si deve - osserva Cialente -all'ingrato compito che in nome di uno spirito istituzionale che ad altri manca, il comune dell'Aquila si è assunto, esercitando una faticosa e dolorosa opera di cuscinetto fra l'abbandono dello Stato ed una comunità che a quattro anni dal sisma vede uno dei più grandi centri storici d'Italia, il suo centro storico, completamente abbandonato a se stesso e le case della periferia distrutta. Una comunità, ancora oggi sfollata per il 50%».

«Da uomo delle istituzioni quale so di essere - si legge ancora nella lettera - ricordo a tutti che la bandiera, simbolo della Patria, non si onora in modo formale, ma rispettandola anzitutto con azioni di responsabilità e dovere istituzionale, a cominciare dallo Stato e dai Governi che, invece, non hanno assolto il loro compito nei confronti della più grande tragedia naturale degli ultimi cento anni. I bambini non si turbano perchè non vedono il tricolore! Sono turbati perchè vivono in case di fortuna o ancora negli alberghi o nella caserma della Guardia di Finanza o perchè vanno a scuola in moduli prefabbricati di latta perchè ancora non sono arrivati fondi per ricostruire le loro scuole».

«Quando gli ufficiali di Polizia sono venuti a portarmi un documento del Prefetto - aggiunge Cialente - pensavo contenesse una lettera di qualche istituzione nazionale che prendesse atto della disperazione e di una rabbia di una città umiliata, che chiedesse scusa agli aquilani per questi quattro anni di trascuratezza. Invece è la diffida e la minaccia di cacciarmi. Come un sindaco mafioso. Il consiglio comunale dell'Aquila viene sciolto come i comuni mafiosi. Mi aspettavo una lettera di scuse. Mi si caccia! Sono orgoglioso di essere cacciato. I cittadini capiranno le mie ragioni, le hanno già capite. Sono le loro stesse!

Allora, sono io che voglio segnalare, per l'ultima volta che le istituzioni stanno facendo eccessivo affidamento sulla dignità, la compostezza ed il senso di responsabilità degli aquilani. Ma a tutto c'è un limite.

Nel riconfermare che assolutamente non intendo retrocedere da quanto da me deciso insieme alla Giunta Comunale, sino a quando lo Stato non darà risposte al Cratere, confermo al Presidente del Consiglio ed al ministro degli Interni di aspettare nella giornata odierna o al massimo di domani la mia rimozione da Sindaco. Mi piacerebbe che uno di loro, cogliendo l'occasione per vedere in quale stato versa la Città dell'Aquila ad oltre quattro anni dal sisma, lo venga a comunicare di persona, ufficialmente, alle aquilane ed agli aquilani».

«Comunque, sappiano - conclude Cialente - che rimuovendo me ed il Consiglio Comunale non riusciranno a tacitare l'indignazione di un'intera popolazione».

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«In queste ore concitate e difficili ricevo innumerevoli attestazioni di solidarietà da parte dei cittadini, che stanno letteralmente mandando in tilt il centralino del Comune e che mi hanno inviato messaggi e mail», ha commentato Massimo Cialente.

«I cittadini - ha aggiunto il sindaco - mi dicono a gran voce di essere dalla mia parte e mi esortano a proseguire la mia battaglia, poiché comprendono che è anche la loro. Tutti si dicono pronti ad andare fino a Roma a manifestare questi sentimenti. Sono commosso da tutte queste attestazioni di vicinanza e di solidarietà che, in questo momento, mi motivano ulteriormente a proseguire lungo la strada intrapresa, perché L'Aquila non venga dimenticata».