L’Aquila Rugby: a che punto siamo?

di Marcello Spimpolo

Contattata telefonicamente per commentare le dimissioni presentate dal direttore generale dell’Aquila Rugby 1936 Massimiliano Placidi, l’imprenditrice aquilana Marzia Frattale, sollecitata sul suo possibile rientro in società, ci ha rilasciato la seguente dichiarazione: «A mio modesto avviso, il progetto presentato nello scorso dicembre, in collaborazione con Eliseo Iannini, Massimo Mascioletti e la Old Rugby, oggi non è più attuabile: difettano le condizioni economiche all’epoca programmate, ma sopratutto è venuto meno il fattore fondamentale: “l’entusiasmo”, nella sua accezione più alta. Sarebbe, dunque, privo di senso il mio ritorno in società. Il problema generale del rugby di questa città, che avrebbe bisogno di professionalità e settorializzazione, è il pressapochismo che, purtroppo, continua a regnare sovrano. Ma, mi e vi domando:

i giocatori, che rappresentano la nuova generazione, che futuro potranno avere se l’esempio è questo? E ancora. in quali valori devono e devo, pure io, poter credere?»

Traspare dalle dichiarazioni dell’ex vicepresidente tutta l’amarezza per come sia stato bocciato il progetto di ristrutturazione dell’Aquila Rugby, progetto che è naufragato di fronte al muro di gomma issato dal CdA rispetto al cambiamento proposto. Ricordiamo che il progetto, il cui capofila “tecnico” era Massimo Mascioletti, prevedeva la riunificazione delle due società rugbystiche, la 1936 e la Polisportiva, l’ingresso di rappresentanti della Old nella nuova società, la creazione di un “consiglio sportivo” per la gestione del mercato e della squadra e l’azzeramento dei ruoli dirigenziali dell’attuale 1936. Di fronte a tali proposte, il vecchio CdA fece proprie alcune proposte, ma ne rigettò la sostanza, tanto da far dimettere la vicepresidente Frattale. Alle dimissioni della stessa fece seguito un comunicato di solidarietà della Old e di sostanziale condivisione delle dimissioni. L’unico a non esternare pubblicamente considerazioni sull’accaduto fu Massimo Mascioletti che, ci risulta, ha continuato a lavorare affinchè il progetto potesse comunque attuarsi.

L’elezione del nuovo Consiglio della Polisportiva, avvenuta la settimana scorsa, pur vedendo l’ingresso di due rappresentanti della Old, Paolo Mariani ed Ennio Ponzi, ha però, di fatto, stoppato almeno nel breve, la possibilità della riunificazione delle due realtà, condizione prioritaria per un impegno di Mascioletti nel rilancio del rugby aquilano.

Sul fronte della 1936, oggi sono arrivate le dimissioni del direttore generale Placidi, da molti additato quantomeno fra i corresponsabili della fallimentare stagione della società neroverde.

Fallimentare dal punto di vista tecnico. Siamo penultimi in classifica e ogni domenica, oltre a tifare i colori neroverdi corriamo, con l’ansia addosso, a vedere il risultato dei Crociati Parma, ultimi con 5 punti di distacco dall’Aquila, ma che dovremo andare a visitare nell’ultima giornata del campionato. Sono arrivati diversi giocatori, non tutti all’altezza, ma tanti, molti di più, hanno detto no alle proposte del club neroverde che ha ormai una nomea non proprio lusinghiera nell’Italia rugbystica. Non sarà la sola società ad avere problemi economici, è vero, ma in questo caso “mal comune” non fa “mezzo gaudio”. Era stato ingaggiato un allenatore degli avanti, l’ex All Blacks Akurangi, che prima di Natale è stato però sollevato dall’incarico creando anche un contenzioso economico, e dopo aver rigettato le dimissioni presentate da Umberto Lorenzetti gli si è però affiancato come Director of Rugby l’inglese Andy Key.

Fallimentare dal punto di vista gestionale e finanziario.

Perchè se è vero che i conti, come ribadito con orgoglio dal presidente Marinelli, sono stati risanati è altrettanto vero che si è sempre in affanno con i pagamenti delle mensilità e a tal proposito sono di questi giorni i casi Robinson (ritornato in Inghilterra) e Turner (sabato bloccato da una “strana” influenza prima di entrare in campo). Mi si dice che alcuni sponsor non avrebbero onorato i pagamenti, ma, se fosse vero, chi li ha stilati i contratti con questi sponsor?

Fallimentare dal punto di vista dell’immagine. Alle molteplici e pur lodevoli campagne pubblicitarie e agli spot che hanno visto come protagonisti i giocatori neroverdi, fa da contr’altare l’immagine di una società che non paga puntualmente i propri giocatori e che, dal punto di vista tecnico, non è più al top del rugby italiano ormai da troppi anni.

Per non parlare poi della vicenda relativa all’elezione del presidente del comitato regionale della Federazione in cui l’opportunistico e ondivago atteggiamento della dirigenza neroverde ha portato da un lato la società ad essere isolata a livello regionale da realtà in crescita come Gran Sasso, Sambuceto e Tortoreto, e ad interrompere, di fatto, i buoni rapporti di collaborazione col Cus L’Aquila. Dall’altro, ad essere subalterna “politicamente” dell’Avezzano Rugby, nuovo riferimento della Fir nazionale, tanto da ospitare allo stadio dei Marsi la recente partita del Sei Nazioni Under 20, Italia-Irlanda.

In conclusione, il presidente Marinelli ha ora le carte in mano che decideranno il futuro di questa società. Le giochi bene, se non vorrà essere ricordato come colui che ha scritto la parola fine su quasi 80 anni di rugby all’Aquila. E non ascolti quei discorsi, che sento fare da qualcuno, secondo i quali è meglio retrocedere per poi ripartire con i giovani nostrani per riconquistare l’alto livello. Questo “progetto” dovrebbe prevedere la possibilità di avere a fianco degli imprenditori, locali e non, che possano rimpinguare le casse neroverdi di denaro fresco. A parte che io non ne vedo così tanti in giro, ma se si retrocedesse in serie A o ancora più in basso, quale sarebbe la contropartita tecnica e di visibilità da mettere sul piatto della bilancia per invogliare questi imprenditori? Nessuna. Ecco che allora risulta fondamentale, a mio modesto parere, rimanere in Eccellenza per poter avere un minimo di forza contrattuale e poter, a fine campionato, programmare un VERO rilancio dell’Aquila Rugby. Presidente Marinelli, siamo nelle sue mani: non ci deluda.