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Cna: regole certe per la ricostruzione

A 4 anni dal sisma, sembra delinearsi un pericoloso “spartiacque” in cui la stentata ricostruzione genera un processo di imbarbarimento che altera profondamente i rapporti umani, sempre più improntati all’insegna della difesa della propria personale ragione.

Ne conseguenze un indebolimento del territorio, con tutti i problemi generati dalla parziale ricostruzione ad oggi realizzata, proiettato ad alimentare un sistema affaristico simile ad una piovra, che con i suoi lunghi tentacoli si impadronisce del controllo del territorio, eliminando chi, da sempre, ha contribuito con la propria forza e capacità a costruire concretamente e produrre per gli interessi generali.

Il mondo dell’artigianato è un mondo trasparente , pulito e degnamente rappresentato. Un po’ di numeri: se è vero che ad oggi sono stati saldati per le case A/B/C circa 1,5 miliardi di euro, e se è vero che la media del subappalto è pari al 30%, oltre a lavori realizzati direttamente da imprese artigiane. Si ricorda che si definiscono piccola e media impresa, rispettivamente fino a 50 dipendenti la prima e fino a 250 la seconda, poi se consideriamo che in Italia il 97% ha meno di 30 dipendenti (95% meno di 10 dipendenti – dati ISTAT), resta abbastanza facile fare un rapido calcolo dell’incidenza economica dell’artigianato.

A conti fatti, di quanto erogato, valutato con approssimazione per difetto, circa il 50% quindi 750 mln di euro, è attribuibile, per la ricostruzione post sisma, alle imprese artigiane. Ineccepibile, e quindi tutto avrebbe del positivo, se non si fosse verificato che svariate centinaia di milioni sono nelle tasche di alcune scorrette cosiddette grandi imprese, che pur avendo ricevuto l’erogazione non hanno provveduto al relativo pagamento delle imprese artigiane che hanno effettivamente svolto il lavoro e di chi ha fornito prodotti lavorati (lapidei, legnami, metalli); che sono diventati i veri finanziatori di gran parte della ricostruzione con il rischio di vedersi rovinosamente risucchiati dalla implacabile voracità degli avvoltoi e degli sciacalli.

Stesso problema per i rivenditori di materiali e attrezzature. Tutto il resto sono chiacchiere, raccontate da giullari di corte, incantatori di serpenti e di chi ne fa dell’incoerenza una forza alimentatrice dei propri ed esclusivi interessi personali, a danno della ricostruzione. Ed è a viva voce che la CNA Provinciale di L’Aquila, in rappresentanza delle imprese artigiane e pmi, chiama a raccolta tutte le associazioni di categoria del settore delle costruzioni e dell’indotto, oltre che rappresentanti del mondo del lavoro ed istituzionali, intorno ad un tavolo al fine di stilare un documento inequivocabile per l’applicazione di regole certe ed uguali per tutti.

Un segnale arriva dal Comune di L’Aquila a tutela di una corretta applicazione e rispetto di regole, per scongiurare l’ esclusiva di una logica affarista e clientelare tesa a favorire l’insediamento di imprese estranee alla nostra realtà, che non hanno il minimo interesse a valorizzare le risorse e le caratteristiche del territorio, a considerare i bisogni effettivi del mercato locale, a tutelare e promuovere le imprese manifatturiere, sfruttando la mano d’opera a basso costo innescando così un circolo vizioso e perverso.