Proteggiamo il Limonio aquilano

Si è tenuto oggi all’Aquila, presso l’Aula Magna del Corpo Forestale dello Stato, il convegno dal titolo “Goniolimon italicum: scoperta, stato e prospettive di un endemismo unico al mondo”. Il convegno è stato organizzato dal Corpo Forestale dello Stato (Ufficio Territoriale per la Biodiversità dell’Aquila) in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e l’Università degli Studi di Camerino.

Molte sono state le relazioni degli esperti sullo stato del Goniolimon italicum, una delle specie vegetali più rare del mondo. E’ endemica dell’Abruzzo e vive in natura solo in pochissime località delle conche aquilane, dove la sua distribuzione appare singolarmente legata a quella degli insediamenti delle antiche civiltà Italiche, da cui prende il nome. Il convegno rappresenta un momento di sintesi delle ricerche e dei progetti di conservazione messi in campo dagli Enti promotori, che hanno unito forze e competenze al fine di salvaguardare un patrimonio unico al mondo.

Dopo i saluti istituzionali del Vice-Comandante Regionale del CFS, Giorgio Morelli, della Senatrice della Repubblica Enza Blunda, del Capo dell’Ufficio per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato, Alessandro Bottacci, del Coordinatore del Programma RENGER del Corpo Forestale dello Stato, Fabio Gorian e del Capo dell’UTB dell’Aquila, Maurizio Sista, i lavori si sono svolti in tre parti: scoperta, stato e prospettive, ripercorrendo in tal modo le tappe di un percorso avvincente che, dalla scoperta della specie nel 1982, ha portato alla realizzazione di un’articolata serie di azioni di ricerca, monitoraggio e tutela.

Sono intervenuti a tal proposito Fernando Tammaro, dell’Università degli Studi dell’Aquila, Fabio Conti dell’Università degli Studi di Camerino, responsabile del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino, Bruno Petriccione e Monia Marrone (Corpo Forestale dello Stato – UTB dell’Aquila), Federica Morretti e Giovanna Puppi dell’Università degli Studi di Bologna, Silvia Biondini del Centro Nazionale CFS per la Biodiversità Forestale di Pieve S. Stefano, Daniela Tinti e Federico Striglioni dell’Ente Parco e Francesco Contu della Regione Abruzzo.

La specie è in grave pericolo di estinzione: il suo areale comprende soltanto 10 piccoli popolamenti, tutti localizzati sugli altipiani della media Valle dell’Aterno, per un numero totale di individui di appena 300. Rispetto al censimento effettuato cinque anni fa, nei popolamenti allora noti si è verificata una diminuzione del 50% del numero di piante. La specie è fortemente minacciata dalla raccolta (oggi priva di qualsiasi normativa), dal possibile ampliamento di cave e da altri lavori di sbancamento, da scavi archeologici, dall’invasione da parte di specie alloctone, dalla circolazione fuoristrada, etc.

Grazie al Programma RENGER (Rete Nazionale per la conservazione del GERmoplasma) del Corpo Forestale dello Stato, il pericolo di estinzione è stato per ora scongiurato. Gli esperti del Corpo Forestale dello Stato che operano nel Centro Nazionale per la Conservazione della Biodiversità Forestale (CNBF) di Pieve Santo Stefano (AR) sono infatti riusciti a coltivare un centinaio di piantine di Goniolimon italicum, provenienti dalla germinazione in vitro e in vivo dei semi raccolti nell’Aquilano nel 2010 e nel 2011. Le piantine saranno ora coltivate e acclimatate nel Vivaio del Corpo Forestale dello Stato di Barisciano, dove saranno accudite dal personale specializzato dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità dell’Aquila. Il Vivaio “Piè delle Vigne” si trova proprio al centro dell’areale di distribuzione naturale della specie, sullo storico itinerario del Regio Tratturo L’Aquila-Foggia. Si prevede quindi di attuare l’introduzione di un certo numero di piantine nell’area di distribuzione naturale della specie, al fine di potenziare le esigue popolazioni naturali esistenti.

Tra le misure di protezione proposte, l’aggiornamento della Legge Regionale n. 45/1979 sulla protezione della flora, l’istituzione della Riserva Naturale Speciale “Doline di Ocre” e l’ampliamento del territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga nella zona di Ofena-Capestrano.

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