Attualità

L’Aquila non rinasce e continua a chiudere

di Antonella Calcagni

Lungo il corso stretto continuano a chiudere le attività una dopo l’altra. «Tutto come da copione» sostiene Peppe Colaneri, gestore de La Luna, che invece cerca di resistere in trincea.

«Stanno ottenendo quello che volevano – spiega -. Il disegno è ben preciso. Volevano far chiudere la movida lungo il corso e ci sono riusciti. Per velocizzare il processo continuano a tenere chiuso un pezzo di corso, dai Quattro cantoni fino a via Verdi senza motivo. Lo hanno fatto apposta. Non è vero che la chiusura è motivata dalla scarsa stabilità di palazzo Ciolina – –aggiunge sventolando un fonogramma dei Vigili del Fuoco datato 29 novembre 2012 – data delle verifiche dopo la forte scossa che determinò la chiusura del centro per un periodo. Hanno colto la palla al balzo per fare piazza pulita».

Nel fonogramma si legge che i puntellamenti in centro hanno tenuto. «A meno della porzione di fabbricato (un muro in via Navelli, ci dice Colaneri) fra i civici 108 e 114 che presenta una stato di dissesto strutturale significativo non completamente contrastato dal puntellamento eseguito». Si tratta dunque di un altro palazzo, non di quello Ciolina, ma di quello posto fra Via Bominaco e Via Navelli.

«Avrebbero potuto aprire almeno per il passaggio pedonale. Non c’è stata la volontà», esclama deluso Peppe.

Non si può non notare l’inquietante e pilatesca frase di chiusura del fonogramma a firma degli ingegneri che hanno effettuato i sopralluoghi: «Con la presente tuttavia, non può essere dato giudizio sulla efficacia dei puntellamenti, né sulla tenuta delle strutture degli edifici oggetto di puntellamenti, nel caso di eventi sismici di intensità superiore quella relativa alle scosse verificatesi di recente».

E allora l’esodo continua, si diceva. Antonello Cicca è alle prese con la smobilitazione del suo piccolo bar lungo il corso stretto. «Io c’ero quando la città non offriva nulla, ero un punto di riferimento. Ho sempre dato le mie energie per il centro storico. Non ci penso neanche a ricollocarmi in periferia, snaturerei la mia identità. Se il Comune mi vuole bene deve mettermi a disposizione una struttura temporanea in piazza battaglione alpini».

Assolutamente meno tragico l’atteggiamento dei gestori dello Spritz, Marco e Giorgio: «Quando dovranno fare i lavori ce ne andremo. Dovrà decidere il direttore del cantiere». Poi però mi invitano ad andare a vedere i lavori di consolidamento fatti nella parte posteriore del locale con tanto di quel ferro e sostegni da sembrare un bunker. «Questo lo abbiamo fatto tutto a spese nostre», chiosano.

[url”Torna alla Home Attualità”]http://ilcapoluogo.globalist.it/?Loid=154&categoryId=202[/url]