
di Marija Marcenko
E il settimo giorno Dio si riposò. Ma per alcune persone quel giorno di riposo non arriva mai. C’è sempre una cosa urgente da fare: una telefonata che non può aspettare, una e-mail urgente da gestire, nonostante sia domenica mattina, una giornata da dedicare alla famiglia.
Nella nostra società inizia a serpeggiare una dipendenza nuova che qualcuno confonde per modello di vita: il [i]workaholism[/i]. Le persone sono ossessionate dal guadagno: lavorano tante ore, rimanendo in ufficio fino tardi, rinunciando al fine settimana e non prestando l’attenzione al loro stato di salute. Tutto questo nella speranza di ottenere risultati migliori, mentre in realtà molto spesso questa tendenza al super lavoro genera soltanto dei problemi.
Essere soddisfatti del proprio lavoro porta a buoni risultati nel lungo periodo e genera la consapevolezza che lavorare tanto è una cosa positiva. Ma il [i]workaholism [/i]è un’altra cosa: è una vera e propria dipendenza. Il primo sintomo del workaholism è l’ingerenza del lavoro nelle relazioni familiari e addirittura nello stato di salute.
Anche se il termine [i]workaholic [/i]di solito ha una connotazione negativa, in alcuni casi viene utilizzato per esprimere devozione alla carriera o al lavoro in termini positivi e associato ai lavoratori che ottengono promozioni e manifestano il massimo impegno nei confronti del proprio datore di lavoro.
La domanda però rimane sempre la stessa: qual è il prezzo che un workaholic è costretto a pagare per i suoi successi? I primi aspetti della vita che risentono di questa dipendenza sono le relazioni sociali e interpersonali, ma in alcuni casi viene compromessa addirittura la salute, con mal di testa ricorrenti o costante senso di stanchezza. Va infine segnalato che questa dipendenza, paradossalmente, finisce per avere un effetto negativo anche sull’efficienza e l’efficacia del lavoro, portando il [i]workaholic [/i]alla perdita del controllo.
Tutto ha i suoi limiti: lavorare con impegno porta a buoni risultati, ma fino a un certo punto. Essere produttivi non significa lavorare 24 su 24, significa essere efficienti in quello che si fa.