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Avviata la ricognizione sulle spoglie di Celestino V

È cominciata la ricognizione sulle spoglie di S.Pietro Celestino che consentirà, tra l’altro, agli esperti della Commissione Diocesana di ricostruire, con esame di scanner laser, le vere fattezze del volto di Celestino V. La teca con il Papa santo è stata prelevata il 21 febbraio dalla Basilica di Collemaggio all’Aquila e trasferita in luogo segreto.

Stamattina al cospetto di Monsignor Giuseppe Molinari si è radunata per la prima volta la Commissione Diocesana in Adunanza Ordinaria per stabilire le procedure da seguire per la recognitio e durante la seduta, alla presenza di tutti i membri sia laici che ecclesiastici, si è proceduto all’apertura dell’urna, con la rottura dei sigilli in ceralacca, per permettere agli studiosi di iniziare i lavori.

Nel frattempo si stanno programmando, con l’apporto gratuito dell’atelier LAVS di Filippo Sorcinelli,le lavorazioni per la realizzazione dei nuovi paramenti con cui sarà rivestito il corpo di Celestino e sul quale verrà sistemato il prezioso pallio, insegna liturgica papale simbolo del Buon Pastore, donato dal Papa Benedetto XVI durante la sua visita, premurosa e sollecita, alla Basilica di Collemaggio squarciata dal terremoto e invasa dall’enorme cumulo di macerie del suo transetto.

C’E’ UN FORO BIOLOGICO

Il cranio di Papa Celestino V, rimosso stamani, presenta un foro che sarebbe ‘biologico’ e cioè naturale: è l’indiscrezione che emergerebbe dopo un primo esame da parte degli esperti della Commissione Diocesana nominata il 12 febbraio scorso – il giorno seguente l’annuncio

di dimissioni di Benedetto XVI – per la ricognizione delle spoglie del Santo. La Commissione, presieduta dall’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, ha cominciato oggi il lavoro che si concluderà il 5 maggio prossimo, con un incontro durato circa tre ore.

Il foro ‘biologico’ smentirebbe la teoria avanzata da taluni secondo la quale Celestino V, che alcuni mesi dopo

l’incoronazione avvenuta il 29 agosto 1294 nella basilica di Collemaggio all’Aquila, si dimise, fosse stato assassinato su ordine di Bonifacio VIII, suo successore.

Due perizie sulla salma risalenti al 1313 e al 1888 rilevarono la presenza di un foro corrispondente a quello producibile da un chiodo di dieci centimetri.