Cosmesi romana, profumo e seduzione

19 febbraio 2013 | 18:20
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Cosmesi romana, profumo e seduzione

di Annamaria Coletti Strangi*

Tra i prodotti di bellezza, grande successo aveva il profumo, nato insieme ai fumi odorosi dalla combustione di legni e resine, dapprima per motivi igenici, come tenere lontani gli insetti molesti e coprire i miasmi provenienti dalla presenza di animali in area urbana e dalle fogne scoperte, quindi rituali, quali stabilire un contatto con gli dei.

Proprio il profumo subirà le maggiori condanne: è Plinio (n.h. 13,4) a informarcene, perché, nell’ottica utilitaristica romana: “[i]tra i lussi è il più vano; infatti perle e gemme passano agli eredi, le vesti durano nel tempo, i profumi si dissolvono istantaneamente e muoiono appena nati[/i]”.

Plinio(ib. 12,20) ci fornisce il nome e la composizione di famosi profumi come il Regale Unguentum che era usato dai re dei Parti e composto di ben ventotto elementi: Mirobalamo, Costo, Amomo, Cinnamomo, Comaco, Cardamomo, Spiga, Nardo, Maro, Mirra, Cassia, Storace, Lodano, Opobalsamo, Calamo, Giunco, Enante, Malobrato, Sericato, Fiori(di)Henna, Aspalato, Panace, Zafferano, Cipero(fiore del L.) Maggiorana, Loto, miele, vino.

I loro prezzi poi erano folli: ai tempi di Plinio una libbra di profumo poteva costare più di 400 denari. Anche per questo motivo furono emessi, per impedirne le importazioni, molti editti censori che, tuttavia, venivano rego1armente disattesi.

L’imperatore Tiberio(Tac. ann.3.54) preoccupato per il disavanzo della bilancia dei pagamenti che ai suoi tempi era arrivato a toccare i 100 milioni di sesterzi annui, si lamentò che le immense importazioni di articoli di lusso “[i]fanno passare il nostro denaro a genti straniere e nemiche[/i]”.

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[i]*Facoltà di Lettere e Filosofia – Università degli Studi dell’Aquila[/i]