Wwf: Abruzzo a rischio cave

18 febbraio 2013 | 11:47
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Wwf: Abruzzo a rischio cave

L’Abruzzo rischia di perdere 10 milioni di metri cubi del suo territorio il prossimo 21 febbraio. Al comitato valutazione di impatto ambientale convocato per quel giorno su ben 30 interventi all’ordine del giorno 21 sono progetti di cave.

Il Wwf, con un faticoso lavoro sul sito internet della Regione ha provato a sommare le richieste dei cavatori per ogni singolo intervento. In una nota l’associazione spiega che «prendendo in considerazione 20 dei 21 progetti (uno non è stato rintracciato) si arriva all’incredibile cifra di 9.835.817 metri cubi di nuovi possibili scavi in quella che a parole dovrebbe essere la regione verde d’Europa».

Il primato sarebbe detenuto dalla provincia di Chieti con oltre 6 milioni di mc e mezzo, seguita dalla provincia di Pescara con 2.212.121 metri cubi, dalla provincia di L’Aquila con 607.000 mc e dalla Provincia di Teramo con 599.726 mc.

Il progetto più rilevante è quello proposto dalla società Das per l’ampliamento di una cava a Civitaluparella per l’incredibile ammontare di quasi 4 milioni di metri cubi di calcare da estrarre.

A seguire, in ordine di entità dell’intervento, vi è la cava della Laterlite a Lentella con una richiesta di scavo per 2.670.422 mc.

Tra gli altri interventi di grande entità si segnalano la nuova cava proposta dalla G.T.V. Inerti a S. Benedetto in Perillis (per 520.000 mc) posta in un’area ad elevatissimo valore paesaggistico in cima alle svolte di Popoli, l’intervento della T.I.S.A.M. a Turrivalignani per 600.000 mc di argilla (prossimo ad un Sito di Interesse Comunitario), quello della Lafarge Gessi ad Abbateggio (per 1.300.000 mc di cui 1.095.000 utili) e quello della DAELI a Civitella del Tronto (per 196.595 mc), in un territorio letteralmente crivellato dalle cave.

Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo «Il Wwf non ha più aggettivi per descrivere la situazione del comparto cave nella nostra regione e delle procedure di valutazione ambientale che vengono seguite in Abruzzo. L’Abruzzo doveva redigere il Piano cave dal 1983: quest’anno malediciamo 30 anni di deregulation estrattiva che ci consegna un territorio martoriato da centinaia di cave, gran parte delle quali non recuperate».

Egli conclude affermando «E’ veramente sconfortante che il Consiglio regionale abbia annullato la sacrosanta moratoria che aveva bloccato quest’assalto al territorio. In convegni e sedi istituzionali sentiamo da anni pomposi appelli circa i danni per la collettività derivanti dal consumo del suolo: parole vuote e ipocrite. Non ci resta che scrivere alla Commissione Europea per verificare se è possibile in un unico giorno definire il destino di così tante aree senza valutare l’effetto cumulo sia dei diversi interventi in discussione sia di questi con le cave già presenti sul territorio.»

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