Politica

Ricchezza e povertà, gloria e umiliazione

di Fulgo Graziosi

Caro Prof., vorremmo fare appello alla tua memoria, se ne hai, per farti tornare alla mente alcune nozioni latine molto importanti, alle quali, forse, hai dedicato poca attenzione.

Hai preferito immergerti tra i numeri, perché appare più facile far quadrare i conti, anche quando i numeri sono falsati. L’interessante è che i totali chiudano in pareggio.

Fino a qualche giorno fa avevamo qualche dubbio circa l’efficienza della tua memoria. Oggi, dopo tutte queste sviste e brutte figure, abbiamo la certezza che la memoria sia del tutto inesistente nella tua mente.

Infatti, sei entrato in punta di piedi e hai subito messo sotto accusa tutti coloro che hanno usufruito di privilegi [i]“parlamentari”[/i]. Non ti sei neppure accorto che tra i privilegiati, in prima persona, c’eri proprio tu. Spero che tu sappia di essere stato nominato Senatore a Vita. Solamente dopo due settimane il Capo dello Stato ti ha affidato l’incarico di Presidente del Consiglio per la formazione di un Governo prettamente tecnico.

Questa operazione, forse ti sarà sfuggita l’analisi, rientra tra quei privilegi che proprio tu avresti voluto porre all’indice. Subito dopo, ti sei circondato di una nutrita squadra di docenti allo scopo di gettare polvere negli occhi dei contribuenti circa la strutturazione tecnica del Governo.

Una squadra che si è messa subito in cattedra, confondendo il Parlamento con le aule degli Atenei, nelle quali si fa e si insegnano nozioni teoriche che, spesso, cozzano violentemente con l’amministrazione reale dello Stato, come, purtroppo, è avvenuto.

Tutto ciò dimostra che il tuo compito effettivo non era quello di mettere a posto i numeri, ma di salvare il salvabile di quei “Partiti” , che, se fossero arrivati repentinamente al confronto elettorale, sarebbero stati cancellati inesorabilmente dall’elettorato.

Non sei stato sincero e soprattutto corretto con i cittadini italiani.

Hai affermato in ogni circostanza che saresti arrivato al termine del mandato affidatoti per riconsegnare agli italiani la Nazione con i conti in ordine. Infatti, il debito pubblico è aumentato, anziché diminuire, malgrado le roboanti formule da “azzeccagarbugli” , con le quali avresti voluto tingere di rosa l’orizzonte della ripresa economica. Dal tunnel non siamo mai usciti. Siamo scesi molto più in basso.

Hai giurato che non saresti mai sceso nell’agone politico. Invece, malgrado ogni impegno, ci sei salito d’autorità, con la connivenza di qualche Segretario, al quale avevi promesso il tuo appoggio che, puntualmente, vai ritrattando proprio in questi giorni.

Abbiamo l’impressione di trovarci al cospetto di “Giano bifronte” . Alzi o abbassi la visiera del tuo cappello a seconda dell’interlocutore che hai dinanzi, mostrando la faccia che ti fa comodo.

Hai tolto ai Comuni ogni possibilità di sostentamento economico. Hai tentato di mettere a credere agli italiani di salvare le casse dello Stato con un cervellotico e inattuabile riordino delle Province. Non hai messo le mani, anzi te ne sei ben guardato, nel paradiso “rosa” delle Regioni, malgrado gli scempi e gli sperperi accertati sotto la tua Presidenza.

Hai messo pesantemente le mani nelle tasche del ceto medio, commettendo una delle rapine più ignobili, perché dovevi salvare la casta dei tuoi sostenitori. Di quelli che ti hanno convinto a “salire” sul podio, mentre gli italiani sprofondavano nelle difficoltà quotidiane di sopravvivenza.

Non hai neppure voluto prendere in considerazione la totale abolizione del finanziamento, o dei rimborsi, ai Partiti, sebbene gli scandali ti abbiano lambito nella tua veste istituzionale. Hai dato solamente forza ai “maneggioni” che, con i soldi dei contribuenti, hanno acquistato case, macchine, abbigliamento intimo firmato, frigoriferi, lavatrici, profumi, belletti e croccantini per le “micette” di turno, che nell’esercizio delle proprie funzioni, guarda caso, godono del privilegio dell’esenzione fiscale e non sono neppure perseguibili poiché non hanno l’obbligo della installazione del “contatore” , o di qualsiasi altro apparecchio di misura.

Forse, caro Prof. è arrivato il momento che ti metta seduto al posto del discente per rileggere (uguale ripartire, termine a te tanto caro) un significativo passo latino che, per comodità, ti trascrivo al fine di evitarti il fastidio della ricerca di un libro che, forse, non hai mai avuto in casa: De Catilinae coniuratione, cap. 20 – [i] “Chi mai, che sia uomo, può tollerare che (i nobili) nuotino nelle ricchezze e le profondano nel costruire ville nel mare e nei monti che appositamente spianano, mentre noi manchiamo perfino del necessario per vivere? Loro fabbricano palazzi su palazzi, noi in nessun luogo abbiamo una casa? Loro comprano quadri,statue, vasi cesellati, buttano giù gli edifici appena costruiti per farne degli altri; insomma in tutte le maniere dissipano, dilapidano il denaro … . Noi invece in casa abbiamo miseria, fuori debiti; situazione brutta al presente, peggiore nell’avvenire. Che altro ci resta se non questo misero respiro? Perché dunque non vi sveliate? Eccola qui, a portata di mano, quella libertà che spesso avete bramato: ecco dinanzi ai vostri occhi ricchezza, onore, gloria. La fortuna ha posto tutto questo come premio a chi vincerà”. [/i]

È un bel pensiero sul quale è chiamato a riflettere seriamente chi è “salito” in cattedra turlupinando il popolo. Anche il popolo, però, è chiamato a meditare, almeno questa volta, sulla scelta delle persone alle quali affidare la delega per l’amministrazione del nostro destino e dello Stato. Poi, non potremo piangere sul latte versato. Mentre, chi non avrà riscosso i consensi del popolo, senza neppure aver avuto il coraggio di esporsi con la candidatura personale, farebbe bene ad uscire di scena in punta di piedi, così come è entrato nella vita politica del Paese, rinunciando doverosamente anche al privilegio del titolo di Senatore a vita.

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