La festa di Sant’Agnese all’Aquila

di Nando Giammarini*

Realizzato all’Aquila, nell’ambito della ricorrenza di Sant’Agnese del 21 gennaio, l’ottava edizione del pianeta maldicenza, uno speciale festival della critica sincera e costruttiva nel contesto della tradizione cittadina di Sant’Agnese, con 26 lavori presentati di cui sono 16 finalisti.

La colorita e simpatica manifestazione, una quattro giorni, organizzata e gestita dalla confraternita Dei Devoti di S’Agnese e dalle Congreghe agnesine, avviene con il patrocinio e il sostegno del Comune dell’Aquila e della Carispaq (Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila). Una selezione abbastanza rigida effettuata dalla Commissione tecnica presieduta dal professore Walter Capezzali, rispettando rigorosamente il bando di partecipazione redatto lo scorso novembre ha valutato i vari lavori.

Le “opere“ finaliste con i titoli e la relativa Confraternita di appartenenza sono stati rappresentati, domenica 13 gennaio, al ridotto del teatro comunale con una lettura di 3 minuti. L’opera vincitrice è stata scelta da due giurie, una popolare e l’altra artistica,composta da rappresentanti delle istituzioni culturali aquilane. La regia e l’organizzazione degli spettacoli sono stati curati dai coniugi Franco e Rossana Villani e dalla compagnia teatrale “Il Gruppo”.

La Confraternita che ha conquistato il primo posto: ”[i]Gli amici di Zeppetella di Torninparte[/i]” ha ricevuto il Labaro del Palio di Sant’Agnese e all’autore Giacomo Carnicelli è stato conferito, come vuole la tradizione dal sindaco Cialente, l’Agnesino 2013 per l’opera “[i]Speremo che se la cava[/i]”.

Si è mirato a promuovere una reale e adeguata conoscenza della tanto nota quanto singolare tradizione aquilana della maldicenza concepita non come pettegolezzo né tantomeno insulto, ma come strumento di valenza sociale e leale antagonismo. Un sontuoso rinfresco – a base [i]vin brulè[/i] preparato dal gruppo alpini dell’Ana, i dolci di Sant’Agnese preparati dal Cub delle devote e la famosa treccia di Sant’Agnese specialità degli studenti dell’istituto alberghiero dell’Aquila – ha salutato nella storica piazza Palazzo l’inizio dei festeggiamenti.

Una novità assoluta quest’anno è stata “99 metri di dolcezza”, che esorcizza le 99 chiese e le 99 cannelle: un torrone di 99 metri realizzato dalla rinomata dolciaria dei fratelli Nurzia e venduto a centimetri. Il ricavato è stato destinato al restauro della statua lignea seicentesca di Celestino V. L’innovativa trovata è stata opera del gruppo di azione civica ‘Jemo Nnanzi’.

Il vero acclamato è stato monsignor Bruno Forte, noto teologo di fama mondiale e arcivescovo di Chieti-Vasto, cui la Confraternita di Sant’Agnese ha affidato il prestigioso riconoscimento della targa del “Socrates Parresiastes” – sospeso nel 2009 a causa del terremoto e ripreso quest’anno – con la seguente motivazione: “[i]Un riconoscimento per il suo pensare e agire con verità e per il suo parlare con saggezza e sapienza[/i]”.

Alla consegna del premio, sabato 13 gennaio si è tenuto un convegno dove il presule chietino parlando del terremoto ha detto «L’Aquila è una città ferita e umiliata dalla storia» e «se non ci fosse stato il popolo delle carriole a quest’ora il centro storico starebbe ancora sotto le macerie». Davvero un mantenere in auge il problema ricostruzione del capoluogo di provincia, sebbene ciò non sarà stato molto gradito a monsignor Molinari alla vigilia della conclusione del suo mandato come vescovo metropolita dell’Aquila.

L’importante evento è stato salutato da un annullo filatelico speciale, con una cartolina artistica rappresentante una foto di Roberto Grillo sulla ricostruzione. La simpatica manifestazione ha riscosso un notevole successo decretato dalle oltre 2000 presenze alle tante iniziative succedutasi da giovedi a domenica 13 gennaio.

Oggi, ricorre la festa di Sant’Agnese che la tradizione vuole sia la protettrice delle ”Lingue Lunghe”. Le sue origini risalgono intorno al 1300, allorchè il pettegolezzo era il passatempo preferito di alcuni signorotti dell’Aquila che si riunivano vicino Porta Riviera, oggi monumento delle 99 Cannelle, e in compagnia di un’ottimo bicchiere di vino si dedicavano a racconti vari tra la verità e il pettegolezzo. Costoro chiacchieravano, o meglio sparlavano di tutti tanto che i governati dell’epoca, esasperati dall’essere continuamente messi alla berlina, emanarono una disposizione che li bandiva dalla città e il loro rientro era punito con la pena di morte. Dopo molto tempo in seguito alle continue proteste dei loro parenti essi furono riammessi in città con l’obbligo di non sparlare più dei fatti altrui. Ciò avvenne il 21 gennaio, giorno di Sant’Agnese, di qui l’appellativo di Agnesini. Questa sera nei vari locali della città si riuniranno, in una cena conviviale, le diverse Confraternite cittadine facenti riferimento alle categorie professionali di appartenenza che provvederanno all’elezione delle cariche tra i propri associati. A titolo di cronaca le ricordiamo: [i]Il Presidente[/i], [i]Il vice Presidente[/i], [i]Lima Sorda[/i], [i]la Mamma deji ca..i dej’atri[/i], e [i]la Lavannara[/i].

[i]*lettore[/i]

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