Presentata raccolta ‘Alberi Monumentali’

Un volume che racchiude un pezzo di storia dell’Abruzzo e un patrimonio faunistico di grande rilevanza scientifica e monumentale. E’ stato presentato questa mattina all’Aquila dal presidente della Regione Gianni Chiodi, dall’assessore alla Pianificazione, tutela e valorizzazione del territorio Gianfranco Giuliante e dal direttore Antonio Sorgi.

Una pubblicazione di 500 pagine che raccoglie le schede delle piante monumentali inserite nel decreto redatto dalla Cogecstre di Penne in collaborazione con i tecnici regionali. Gli autori sono Caterina Artese, Fernando Di Fabrizio, Alessio Di Giulio e Bruno Petriccione. Il coordinamento è di Caterina Artese. Sono 363 in totale le piante censite dalla Regione e individuate con decreto del presidente della Regione, Gianni Chiodi, avente per oggetto «monumenti naturali protetti ai sensi della legge regionale 38/96» e per questo tutelate fino al divieto di abbattimento, «fatta eccezione per motivi di pubblica incolumità o di ordine sanitario».

L’albero più grande è il piantone di Nardò, un castagno che si trova in Valle Castellana, in località Morrice, di 12.03 metri di circonferenza, un diametro di 3,83 metri, per 11 metri di altezza. L’elenco può essere aggiornato ogni tre anni a seguito delle segnalazioni di enti e istituzioni pubbliche. Il decreto stabilisce anche che l’area di pertinenza delle piante abbattute senza autorizzazione non può essere utilizzata per diversa destinazione.

«E’ un fatto culturalmente molto significativo – ha spiegato il presidente della Regione – e nasce proprio dalla necessità di preservare un patrimonio faunistico così interessante. Era necessario garantire una adeguata tutela attraverso un censimento prima e la pubblicazione del volume poi a cui potrà seguire anche la realizzazione di un calendario proprio per proteggere e valorizzare queste antiche forme di vita, parte della nostra storia».

«In questo modo – ha aggiunto l’assessore Giuliante – vogliamo dare valore all’esistenza di questo patrimonio, attraverso l’elenco, che certamente sarà aggiornato e ampliato, con relativa pubblicazione fotografica, per poter dare risalto alle dimensioni, all’età, alla forma della chioma, al luogo di ubicazione e sottolineare l’importanza storico-culturale e scientifica che rappresentano. Purtroppo non ci si può affidare al buon cuore del proprietario, sia esso privato o pubblico, per la salvaguardia di questi autentici testimoni viventi di storia del territorio e forse nemmeno alle sole norme di salvaguardia senza un’azione di educazione ambientale e storico culturale in grado di far comprendere queste antiche forme di vita che portano con loro parte della storia e della nostra cultura».

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