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‘Raddoppiati i cantieri fuori dai centri storici’

La ricostruzione dell’Aquila e dei comuni vicini dopo il terremoto del 2009, che ha inizialmente vissuto una fase di «stallo», dalla fine del 2011 «vede un’accelerazione, e ben più della metà delle 67 mila persone rimaste senza tetto hanno fatto ritorno alle proprie abitazioni». E’ quanto ha dichiarato il ministro della Coesione territoriale, Fabrizio Barca, nel suo intervento al convegno Ocse sul tema ‘[i]Costruire regioni resistenti dopo un disastro naturale: Abruzzo 2030[/i]’, riportato in una nota.

Un messaggio che vuole essere anche una risposta all’articolo del New York Times della scorsa settimana, in cui si indicava il caso aquilano come un cattivo esempio di gestione della ricostruzione dopo una catastrofe. In primo luogo, sottolineando gli importanti risultati raggiunti al di fuori dei centri storici, dove i lavori avanzano più rapidamente, con un numero di cantieri aperti «più che raddoppiato», soprattutto dopo l’approvazione, nel marzo scorso, di una serie di misure volte a migliorare il procedimento in materia di «trasparenza, processo competitivo per la selezione delle imprese per la ricsotruzione, partecipazione pubblica, monitoraggio e verifica rispetto a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata».

Per quanto riguarda invece i centri storici, precisa ancora la nota, «il punto di svolta risale ad agosto», con l’approvazione del decreto che ha messo fine alla fase di emergenza e riassegnato le competenze agli enti locali. Già a settembre 13 piani di ricostruzione, tra cui quello sui borghi storici dell’Aquila, avevano ricevuto il necessario via libera, ed entro la fine dell’anno «sarà finalmente possibile stanziare i fondi disponibili per la ricostruzione di molteplici edifici e palazzi siti nei centri storici».

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