‘Lotte clandestine e sofferenze dei cittadini’

12 novembre 2012 | 10:18
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‘Lotte clandestine e sofferenze dei cittadini’

di Fulgo Graziosi

Ogni tanto, diciamo spesso, qualsiasi occasione è buona, Cialente e Chiodi non si lasciano sfuggire l’occasione per lanciarsi delle pesanti bordate per qualsiasi futile occasione. La colpa della lenta ricostruzione è di Chiodi. La responsabilità della mancata rendicontazione delle anticipazioni statali è di Cialente. La risultante di queste continue scaramucce favorisce l’azione del Governo che, non avendo prestabilito le risorse necessarie per la ricostruzione della città, naviga a vista “con il rilascio di pagherò e con l’obbligo della rendicontazione” , lanciando sul territorio delle monetine spicciole, il cui impiego appare quanto mai problematico.

In merito alla rendicontazione ci sarebbero diverse considerazioni da fare. La Regione si è sbrigata a redigerla prima del Comune, in maniera da alzare uno strategico polverone sui ritardi municipali, soprattutto per non far vedere quanto ha realmente speso per la struttura commissariale, dilaniata, tra l’altro, da mille polemiche sul modo di gestione. Cialente, o chi per lui, non ha saputo carpire questo fine e ha finito per fare il gioco del Commissario.

Comunque, giustificare le spese sostenute per inutili puntellamenti non è facile, specialmente oggi che i Vigili del Fuoco hanno denunciato il pericolo della stabilità degli stessi. Molti puntellamenti potevano essere benissimo evitati a tutto vantaggio di quelli che, forse, avrebbero meritato maggiore attenzione anche sotto il profilo della sicurezza e della stabilità.

Gli argomenti delle polemiche, come potrete rilevare, non mancano di certo. Barca serve solo per intralciare le grandi manovre del concorsone, secondo il consueto schema repressivo più che collaudato. Il Governo è latitante sul reperimento delle risorse finanziarie per la ricostruzione della città. Agita frettolosamente il mestolo nel pentolone dei Decreti per la stesura di provvedimenti a volte incomprensibili, la cui applicazione necessita di interpretazioni autentiche che, spesso, finiscono per ingarbugliare la matassa.

Non si è parlato, e non se ne parlerà ancora per molto tempo, dei diritti di quei cittadini ai quali è stata requisita la proprietà terriera, per la realizzazione del Progetto Case, con una procedura espropriativa che presenta sfaccettature assai discutibili. Le strutture comunali e regionali, preposte alla gestione della materia, non forniscono alcuna precisa indicazione, forse perché non hanno ricevuto ancora disposizioni dalla Protezione Civile che, sollecitata in proposito dagli interessati, ha risposto vagamente sulla materia indicandola come esclusiva competenza degli Enti Locali.

I titolari dei terreni occupati, comunque sempre cittadini e contribuenti come tutti gli altri, non sanno più a quale Santo votarsi. Molti di essi, proprietari di aree agricole, temono di ricevere avvisi di pagamento per gli oneri imposti a carico delle superfici edificabili, anche perché, allo stato attuale, essi risultano perfettamente urbanizzati. Altri cittadini, i cui appezzamenti erano già edificabili prima del terremoto, avevano presentato i progetti per la costruzione di immobili, non hanno potuto vedere sulle poche documentazioni esistenti la corretta verbalizzazione della reale situazione della proprietà al momento dell’occupazione. Molti avrebbero dovuto ritirare l’autorizzazione a costruire se non fosse intervenuto il sisma dell’aprile 2009.

I proprietari dei terreni sono sull’orlo della stabilità psicofisica a causa della superficiale attenzione dedicata a questo importante segmento della struttura sociale cittadina. Evidentemente le esperienze recenti e passate non hanno insegnato nulla a nostri amministratori. In materia di espropriazioni, infatti, non sono riusciti mai a vincere un contenzioso, aggravando, invece, le spese comunali con gravose condanne e con l’esborso delle conseguenti pesanti spese legali.

Proprio questo argomento dovrebbe costituire uno degli esempi più lapalissiani dello sperpero dei fondi pubblici e di quei costi di cui Monti insegue, invano, il contenimento o la possibile eliminazione. Cominci proprio il Governo a dare il buon esempio. Metta a disposizione delle Istituzioni territoriali i finanziamenti necessari per definire tutti gli oneri espropriativi, prima che gli stessi possano crescere indiscriminatamente, attraverso il ricorso degli interessati ai competenti Organi Giudiziari.

Si è sentito parlare, con una certa insistenza, che siano state interessate diverse strutture, anche universitarie, per la definizione delle espropriazioni relative ai terreni effettivamente occupati o danneggiati dalla esecuzione delle opere connesse al terremoto. Abbiamo avuto modo di sapere che, subito dopo la realizzazione del Progetto Case, sia stata stipulata una convenzione onerosa tra la Protezione Civile e l’Agenzia del Territorio per l’esatta valutazione degli oneri espropriativi. Sono passati già un paio d’anni. Siamo ancora in attesa di sapere se la predetta Agenzia abbia ultimato i lavori e abbia definito l’ammontare dei medesimi. Per pura curiosità, i cittadini aquilani vorrebbero anche conoscere il costo della convenzione onerosa ripassata tra l’Agenzia e la Protezione Civile, posto a carico della collettività.

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