
Il mancato rinnovo della convenzione fra l’Abi e la cassa depositi e prestiti per consentire l’accesso da parte dei proprietari al contributo agevolato è il secondo colpo mortale dopo la questione tasse, per il parlamentare Pd Giovanni Lolli. «Potendo scegliere solo il contributo diretto i cittadini dovranno attendere tempi biblici e le imprese edili saranno strangolate», ha spiegato.
Le banche hanno terminato il [i]plafond[/i] a disposizione dunque si trovano costrette a dire no ai cittadini che intenderebbero continuare a praticare questo metodo. Insomma la ricostruzione è di nuovo bloccata, una volta tanto non per colpa della struttura commissariale.
Ora i soldi per L’Aquila relativi al 2013, circa 500 milioni di euro, si trovano in un fondo che è un mix di destinazioni; per questo motivo il parlamentare Giovanni Lolli ha presentato un emendamento alla legge di Stabilità che porta anche la firma del parlamentare Pdl Marcello De Angelis teso a svincolare dal mega fondo i soldi aquilani.
Il secondo step sarà quello di riattivare la convenzione Abi cassa depositi e prestiti per dare la possibilità ai cittadini di utilizzare il contributo agevolato.
Le regole comunque dovrebbero cambiare. Si cercherà una formula che potrà essere conveniente sia per il Governo, sia per gli istituti di credito. Sicuramente questi ultimi non potranno più contare sulla disponibilità per intero e in anticipo da parte della Cassa, della somma destinata alla ristrutturazione di un’abitazione, ma probabilmente i fondi saranno accreditati un po’ per volta.
In questi ultime settimane si susseguono gli incontri fra gli istituti di credito e Abi. Il contributo agevolato è stato finora il più gettonato dai proprietari, il 60% del mercato è stato detenuto finora dalla Carispaq, il resto della quota è stato suddiviso fra le vari le banche cittadine. Grazie a questo metodo, inventato all’epoca dal ministro Giulio Tremonti, molte imprese edili hanno evitato pericolosi anticipi di somme. Se dovesse restare solo il metodo dell’indennizzo diretto, a ricostruire la città sarebbero solo le grandi imprese, che possono permettersi di anticipare in proprio risorse contando su una liquidità maggiore. Sembra paradossale, ma sul fondo del contributo diretto si trova ancora un miliardo e mezzo di euro. La somma però non può essere stornata.
Anche l’assessorato al Bilancio del Comune dell’Aquila sta cercando di porre in essere iniziative tese a velocizzare la ricostruzione. Il Comune sta per adottare una formula salva-imprese che consiste nell’anticipo di somme per il pagamento del Durc, alle ditte impegnate nella ricostruzioni e creditrici di somme per i lavori eseguiti. «Fino a oggi – ha spiegato l’assessore al Bilancio, Lelio De Santis – molte imprese sono in difficoltà perché non essendo in regola con il Durc non possono ricevere il pagamento per i lavori effettuati. Abbiamo deciso dunque di anticipare le somme per il Durc assumendoci noi la responsabilità in modo tale da sbloccare queste somme».
É l’uovo di Colombo, ma sarà una vera manna per l’edilizia. Sempre De Santis ha annunciato di aver inviato al capo della gestione Stralcio, Aldo Mancurti, una richiesta per svariate decine di milioni di euro per il pagamento delle pendenze pregresse anche di competenza della gestione commissariale. Nel giro di un paio di settimane, secondo le stime dell’assessore De Santis, dovrebbero essere emessi i primi mandati di pagamento. Ancora, grazie all’attivazione del centro unico di spesa per la ricostruzione, le rendicontazione delle spese saranno molto ma molto più veloci. Ci sarà un unico interlocutore con il ministero senza più passaggi intermedi che rischiano di ingarbugliare l’iter delle pratiche della ricostruzione. A.Cal
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