Attualità

David Grossman e il dolore d’amore

di Tiziana Pasetti

David Grossman non è il mio autore preferito e questa è cosa nota. Ha uno stile lirico e musicale come pochi altri autori al mondo da che questo esiste però alla lunga (dopo 20 pagine) mi soffoca. Niente di grave, si sopravvive (io ma soprattutto lui), sia chiaro.

Però il suo ultimo non libro è al di là di ogni aggettivo e di ogni commento. Provo a spiegarmi. Non sto parlando di letteratura, questa volta. E anche lui, credo, non ha scritto in quel senso lì, non ha scritto da scrittore. Ha fatto altro, David Grossman, in [i]Caduto fuori dal tempo[/i] (Mondadori, mirabolante traduzione della sempre ottima Alessandra Shomroni) si è trasfigurato nel dolore d’amore.

Non è la prima volta che l’autore affronta il tema scottante della morte. Della morte in guerra del figlio Uri. Però qui si spoglia completamente e il suo viaggio fatto di parole è la corsa a perdifiato di un padre che all’assenza non resiste più.

Quando un figlio lo hai toccato, il giorno della sua nascita, così piccolo, così profumato. Quando hai sentito quelle dita minuscole accarezzarti i capelli. Quando hai divorato il respiro lieve come una brezza primaverile posarsi sulla tua guancia. Quando lo hai visto camminare e andare via e a Dio e a tutti gli dei hai detto proteggetelo, non osi mai uomo o sorte toccarlo. Quando quel figlio è un corpo senza più voce anima sguardo, quando vedi la terra ricoprirlo. Ecco. Quando tuo figlio muore. Che fai?

L’anno scorso David Grossman è venuto all’Aquila. Abbiamo un dolore comune, disse. Si portò la mano al cuore e ci guardò in silenzio.

Le pagine di questo libro sono fatte per tutte le persone che hanno perso un grande amore. Un grande amore ricambiato e certo.

Non faccia l’errore di leggere questo libro chi ha scelto di lasciare andare via in modo sciatto qualcuno che amava.

Chi ha potuto scegliere di buttare via una benedizione. Un tempo clemente.

Ne uscirebbe misero.

Ogni lettera, ogni parola, ogni pausa,

sono carezze compassionevoli sulla ferita, sullo squarcio, sullo sguardo che continua a cercare, sull’orecchio teso, sulle braccia e sulle mani che restano aperte e vuote.

David è caduto fuori dal tempo per ritrovarlo. Per dire io non smetterò mai di cercarti e sentirti.

Di amarti.

Di crescerti.

Questo libro è fatto per Giustino, per Renza, per Vincenzo, per Maurizio, per Henry, per Massimo.

[i]La sua morte

mi porta a sentire un seno

e chi non lo succhierà mai,

e sulle pareti del mio utero

creatosi quel giorno

incide

con le unghie

di un prigioniero fuggitivo

la conta dei giorni

trascorsi senza di lui

così, con uno scalpello trasparente

la sua morte

ha scavato in me una consapevolezza:

chi perde un figlio

è immancabilmente donna.[/i]

[i]

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