Simit, malattie infettive in Abruzzo

A conclusione dell’XI Congresso Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, il professore Eligio Pizzigallo, direttore della Clinica di Malattie Infettive di Chieti, e il dottore Giustino Parruti, direttore dell’U.O.C. di Malattie Infettive di Pescara, hanno presentato agli oltre 800 partecipanti al Congresso la rete dei reparti di malattie infettive della Regione Abruzzo.

«Si tratta di 6 reparti ben distribuiti sul territorio abruzzese e in grado di affrontare al meglio le emergenze infettivologiche che periodicamente si presentano anche nella nostra regione – sottolinea il professore Pizzigallo – In particolare, essi hanno dovuto affrontare la pandemia Aids a partire dagli anni ’90 e attualmente altre infezioni virali croniche, come le epatiti B e C che hanno determinato, particolarmente in Abruzzo, una vera e propria epidemia ‘silenziosa’ che, esordita verso la metà del secolo scorso, con l’utilizzazione delle siringhe di vetro, ha portato all’enorme numero di epatiti croniche, cirrosi ed epatocarcinomi che attualmente afferiscono presso i nostri reparti di malattie infettive».

«In termini assoluti – continua il professore Pizzigallo – la regione Abruzzo non è certo ai primi posti, tra le regioni italiane, in termini di incidenza dell’infezione da Hiv e anche per la Tbc che pure è una delle malattie infettive riemergenti. Il problema è che queste malattie sono spesso misconosciute e si scoprono quando è troppo tardi per poterle curare con le terapie assai efficaci che attualmente sono a disposizione. Da qui anche l’impegno degli infettivologi italiani, e anche abruzzesi, di individuare le infezioni sommerse il cui elenco va sempre più aumentando, a mano a mano che si affinano le tecniche diagnostiche».

La Tbc continua a rappresentare, a livello mondiale, una grave minaccia per la salute pubblica. Nonostante sia curabile, nell’ultimo anno sono stati registrati oltre 1,5 milioni di decessi, quasi 5000 al giorno; il 98% di questi era concentrato nei Paesi in via di sviluppo. I nuovi casi sono stati oltre 8 milioni, localizzati per l’80% in poco più di 20 Paesi ad alta endemia.

L’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) ha stimato che circa un terzo della popolazione mondiale, due miliardi di persone, sia stata infettata e che di queste il 10% sia destinata ad ammalarsi.

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