Cronaca

Protezione civile, si regredisce di 20 anni

Con la sentenza emessa ieri a L’Aquila «il rischio e’ che si regredisca a oltre vent’anni fa, quando la protezione civile era solo soccorso e assistenza a emergenza avvenuta. Oppure che chi e’ incaricato di valutare finisca per alzare l’allerta al massimo livello ogni qualvolta i modelli previsionali forniscano scenari diversificati, generando una crescita esponenziale di allarmi che provocheranno assoluta sfiducia nei confronti di chi li emette o situazioni di panico diffuso tra la popolazione». Lo scrive, in una nota, il Dipartimento della Protezione civile.

«In entrambi i casi, le Istituzioni – primi fra tutti i Sindaci – che per legge hanno l’obbligo di pianificare e prendere decisioni a tutela dei propri cittadini – proseue il comunicato – lo dovranno fare senza il fondamentale supporto di coloro che fino a ieri, avendo le necessarie competenze ed esperienze, fornivano valutazioni e interpretazioni sui molteplici rischi che interessano il territorio italiano e che da oggi non si sentono piu’ tutelati dal Paese per cui prestano servizio».

«Il Dipartimento della Protezione civile sente l’obbligo di tracciare il quadro delle conseguenze che si stanno gia’ ripercuotendo sul Servizio Nazionale della Protezione civile a seguito della sentenze di condanna emessa ieri dal Tribunale di L’Aquila nei confronti di quattro componenti della ex Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, dell’allora Vicecapo del Dipartimento della Protezione civile, del direttore dell’Ufficio Rischio sismico e vulcanico del Dipartimento stesso e dell’allora direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia».