Berlusconi è scomparso dal Milan

Per rasserenare il Milan ci mancava solo la lite fra Allegri e Inzaghi al centro sportivo dei ragazzi rossoneri, con il contorno di smentite, mezze smentite e parole pronunciate con dichiarato sprezzo del pudore («I due hanno ridimensionato l’episodio, quindi per me è come se non fosse successo niente»: provate a indovinare chi sia l’alto dirigente che ha dispensato queste pillole di saggezza. Indizio: è lo stesso che nel giugno scorso aveva pubblicamente assegnato a Ibrahimovic la maglia n.10).

Intanto, dal Milan è scomparso Berlusconi. Nel bel mezzo di una fra le crisi più inquietanti in ventisei anni e mezzo di gestione, il presidente onorario evita qualunque contatto con i tifosi, non illustra quale sia il suo progetto di squadra per il presente e per il futuro dopo lo smantellamento estivo e la disastrosa partenza stagionale.

Frasi smozzicate, parole rubate, veline di palazzo che cercano di colmare il vuoto pneumatico dell’ex Grande Comunicatore. «Mi vergogno così tanto che venderei il Milan se solo ci fosse qualcuno disposto a comprarlo», ha sibilato Berlusconi nella notte con l’Anderlecht durante la quale, se fosse dipeso da lui, avrebbe pure cacciato Allegri sui due piedi. L’ha scritto La Stampa, l’ha ripreso il sito di Mediaset, nessuno ha smentito.

Quando la nave affonda, l’ultimo ad abbandonarla deve essere il comandante.

Tralasciando i tormentoni degli avversari politici del Cavaliere che, nei mesi scorsi hanno impazzato in Rete paragonandolo a Schettino, il problema della corazzata Milan è che il comandante è scomparso e, ufficialmente, non se ne hanno notizie.

Non batte un colpo. Non spiega ai tifosi quale squadra abbia in testa, dove voglia arrivare, che cosa pensi davvero di Allegri, se davvero intenda vendere il club e a chi, se gli piaccia l’affannoso mercato di Galliani. Niente di Niente.

Poi dicono che la colpa è tutta di Allegri.

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