Politica

Civati lancia i Referendum Pd

Referendum, uno strumento previsto dallo statuto del Pd ma a cui nessuno ha mai fatto ricorso. Ci ha pensato Giuseppe (Pippo) Civati, membro della direzione nazionale del partito e consigliere regionale Lombardia, con un’iniziativa che vede protagonista una rete estesa a livello nazionale di migliaia di militanti, simpatizzanti ed elettori e che coinvolgerà decine di migliaia di persone, in Abruzzo come in tutta Italia.

Sarà chiesto al partito democratico lo svolgimento di 6 referendum su riforma fiscale, reddito di cittadinanza, incandidabilità, consumo di suolo, matrimonio gay, alleanze.

La proposta è quella di tenere i referendum lo stesso giorno delle primarie: oltre a esprimersi sul candidato premier, gli elettori potranno chiedere che il Pd inserisca nel proprio programma di governo i 6 punti oggetto di consultazione.

Un modo per iniziare a parlare di contenuti oltre che di candidature, come da un paio di mesi in qua, in particolare, è centrato il dibattito politico. Contenuti che pesano e che potranno entrare nel programma del partito se gli elettori si esprimeranno a favore dei temi proposti.

«E’ tutto pronto», spiegano gli organizzatori, «da oggi è on line il sito [url”www.referendumpd.it”]www.referendumpd.it[/url] con i moduli da stampare e far firmare e le istruzioni per l’uso. E’possibile seguire l’iniziativa su Facebook [url””]www.facebook.com/ReferendumPd[/url] e su Twitter (@referendumpd)».

I referendum chiedono che il Pd si impegni a promuovere, nella prossima legislatura questi temi:

RIFORMA FISCALE

– Una riforma che diminuisca la pressione fiscale complessiva a partire dalla riduzione di tutte le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) in una misura almeno pari al 5 %, finanziata attraverso l’introduzione di una imposta patrimoniale sulla ricchezza finanziaria delle famiglie abbienti, l’aumento del gettito dovuto alla ripresa della crescita economica e la riduzione della spesa pubblica complessiva.

REDDITO DI CITTADINANZA

– Una riforma del welfare, senza aggravi per il bilancio pubblico (come è già dimostrato possibile), che rafforzi il diritto al benessere attraverso l’istituzione del “reddito minimo di cittadinanza”, in linea con tutti gli altri paesi europei, anche per recuperare alla piena cittadinanza economica e sociale le categorie oggi più marginalizzate (i giovani e le donne).

INCANDIDABILITA’ DEI CONDANNATI

– Una legge, eventualmente anche costituzionale, che definisca il divieto di candidatura e l’automatica decadenza in relazione alle cariche di deputato, senatore, membro del Parlamento europeo, alle cariche elettive e di governo delle regioni e degli enti locali, nonché all’assunzione di incarichi di Governo, di presidente e componente del c.d.a. di consorzi e di società controllate dalle amministrazioni pubbliche, per tutti i soggetti condannati per reati gravi con sentenza di condanna o di patteggiamento anche non definitiva ovvero sottoposti a misure di prevenzione.

CONSUMO DI SUOLO

– Una legge che tuteli gli spazi non urbanizzati, introduca il monitoraggio degli usi del suolo, indirizzi l’attività edilizia necessaria al prioritario recupero dei vasti patrimoni non utilizzati o sottoutilizzati e cancelli la legge che consente l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti dei Comuni.

MATRIMONIO GAY

Una legge che consenta anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso di contrarre matrimonio, riconoscendo loro tutti i diritti e tutti i doveri connessi allo stato coniugale.

Infine, un quesito sulla coalizione con cui il Pd si presenterà alle prossime elezioni politiche:

ALLEANZE – Un patto con le forze progressiste e democratiche del Paese, a partire da quelle con cui già amministra in molti territori, e accogliendo al suo interno il contributo della società civile, a patto che dette forze non abbiano sostenuto i precedenti governi Berlusconi e tutt’ora non siano alleate nel governo delle amministrazioni locali con Pdl, Lega, e altre formazioni di centrodestra che negli ultimi vent’anni hanno contribuito al declino dell’Italia.