Attualità

2007 – 2012 Roio come San Giuliano

di Roberta Galeotti

Nell’agosto del 2007 il fuoco aveva violato il simbolo di San Giuliano, bruciando 450 ettari di bosco; sfiorando la passeggiata di Madonna Fore e il convento di San Giuliano; mettendo a rischio le case dei quartieri limitrofi; lambendo l’ex discarica della Cona e tenendo sulla corda gli aquilani per più di 10 giorni con la bonifica dei focolai attivi nel sottobosco.

A distanza di pochi anni brucia Roio, un’altra icona dell’Aquila, con l’aggravante emotiva di doverci privare dell’ennesimo luogo importante per noi aquilani, dopo aver visto scomparire sotto i nostri occhi l’intera città dilaniata dal terremoto.

Abbiamo ricostruito quelle giornate infuocate parlando con alcuni dei protagonisti: tutto ha inizio mercoledì 8 agosto 2007, una giornata afosa e ventilata.

Sul cavalcavia dell’autostrada A24 alcuni operai della TOTO Spa stanno cambiando il guardrail quando delle scintille, probabilmente prodotte dai lavori, potrebbero aver innescato le prime fiamme. Verso ora di pranzo un fumo bianco ed un odore acre riempiono l’aria dei quartieri di San Giuliano, San Sisto e Pettino. Neanche un’ora dopo i primi due canadair, giunti da Pratica di Mare, iniziano a sparare l’acqua su quelle fiamme altissime che, per fortuna, si inerpicano verso la cima della montagna.

Nella giornata successiva, giovedì 9 agosto 2007, la montagna continua a bruciare e le fiamme si spostano con il cambiare del vento creando dei momenti di puro panico.

Due sono le situazioni più delicate e pericolose della giornata che sono rimaste particolarmente vivide nei racconti: verso le 14:00 con il cambiare del vento le fiamme si avvicinano ad alcune case della zona di Pettino e le operazioni di contenimento si fanno estremamente complicate; verso le 17:30 inizia a bruciare il secondo focolaio verso la montagna di San Giacomo e le fiamme si dirigono velocemente verso l’ex discarica Cona, messa in sicurezza da una saggia operazione di prevenzione che aveva disposto alle autocisterne di bagnare il terreno tutto intorno. Brucia il grande canalone pieno di pneumatici davanti alla discarica, dove per anni i gommisti della città avevano smaltito le gomme residue ma, per fortuna, l’ex discarica resta integra.

Le fiamme e, soprattutto, il sottobosco sono rimasti attivi per più di dieci giorni, distruggendo più di 450 ettari di bosco e coinvolgendo oltre 100 operatori nelle operazioni di spegnimento e bonifica dei focolai. La città si è mobilitata, allora come oggi, e in molti hanno collaborato mettendo a disposizione competenze, materiali, acqua e cibo.

I racconti, che abbiamo raccolto, si fanno dissonanti quando si parla dell’inspiegabile quanto miracolosa incolumità che ha salvato dal rogo il convento di San Giuliano e la chiesa di Madonna Fore, che sono stati lambiti e solo sfiorati dal fuoco. Sembrerebbe che delle correnti incanalate nel sentiero della Madonna Fore abbiano salvato i due monumenti dall’ineluttabile rogo di fiamme che li ha cinti, avvicinandosi fino ad una distanza massima di 30 metri ma non oltre.

Un episodio è rimasto particolarmente impresso nella memoria di David Filieri, allora Assessore all’Ambiente del comune di L’Aquila, che ci ha aiutato nella ricostruzione degli eventi. «Un centinaio di persone intente nelle operazioni di spegnimento del sottobosco attivo – racconta l’ex assessore -, sono rimaste incastrate tra le fiamme a causa di un repentino cambio di direzione del vento. Il gruppo di operatori si trovava nei pressi della chiesa di Madonna Fore e le comunicazioni con la sala operativa si sono interrotte per circa 30 minuti. Il COC (Centro Operativo Comunale ndr) si trovava nell’asilo di San Sisto e subito siamo partiti verso la chiesa per constatare di persona cosa stesse accadendo – continua Filieri -. Dalla coltre di fumo abbiamo visto uscire in retromarcia due autocisterne dei Vigili del Fuoco ormai scariche. La situazione si è, per fortuna, risolta con un ulteriore, repentino cambio di direzione del vento che ha scongiurato il peggio. Nella chiesa della Madonna Fore – conclude Filieri – si trovavano, infatti, stipate alcune bombole di gas».

Il sindaco Cialente, raggiunto telefonicamente a Kiev, ci ha raccontato che, allora come oggi, «era appena partito per una breve vacanza a Londra e la delicata situazione dell’incendio che si avvicinava alla discarica Cona lo ha obbligato a rientrare repentinamente».

Anche l’allora presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco era appena sceso dall’aereo ad Alghero, quando una telefonata dell’assessore alla Protezione Civile Tommaso Ginoble lo aveva informato della delicata situazione, imponendogli il rientro immediato in Abruzzo. «Ho fatto un sopralluogo nella zona- ci ha raccontato l’ex presidente – con il direttore Caputi e il dirigente della Protezione Civile Altero Leone. Ricordo chiaramente che le fiamme ci hanno impedito di avvicinarci alla montagna dalla parte di San Giuliano e, così, ci siamo spostati sul versante di San Giacomo. La cosa drammatica era l’ipotesi che qualcuno avesse potuto appiccare quel rogo volontariamente», conclude Del Turco.

In 13 sono stati rinviati a giudizio nel processo che inizierà il prossimo 14 dicembre 2012. Tredici persone accusate, a vario titolo e con diverse responsabilità, del devastante incendio per cui il Comune dell’Aquila ha chiesto un risarcimento di 5 milioni di euro.