Attualità

Gran Sasso Institute: Di Orio furioso

«Prendo atto dell’esclusione del rettore e di autorità accademiche dell’università dell’Aquila dalla presentazione de piano strategico del Gran Sasso Science Institute (Gssi) in una giornata significativamente dedicata a ‘[i]L’Aquila Città degli Studi universitari e della ricerca[/i]’. Ne prendo atto, ma non sono sorpreso da questa grave disattenzione istituzionale». E’ quanto si legge in una lunga lettera che il rettore dell’università degli studi dell’Aquila Ferdinando di Orio ha inviato al ministro dell’istruzione Francesco Profumo e al ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca in merito al progetto del Gran Sasso Scienze Institute, la cui presentazione è programmata per il prossimo primo agosto.

Quella che di Orio muove ai ministri è una critica a tutto tondo. Oltre al mancato coinvolgimento dell’università aquilana il rettore contesta anche la scelta dei temi che verranno approfonditi nell’istituto e mette in dubbio addirittura la stessa opportunità di realizzare la scuola, anche in considerazione delle spese considerevoli che essa comporta e del fatto che gli argomenti trattati «non hanno e non avranno nessun impatto sull’economia e sulla ripresa economica della nostra regione».

«Fin dall’inizio – si legge nella lettera del rettore – l’iniziativa dell’istituzione a L’Aquila della scuola sperimentale di dottorato denominata ‘Gran Sasso Science Institute’, è stata assunta in assenza di qualunque contatto con l’università dell’Aquila e con tutto il sistema universitario regionale.

La stessa scelta dei temi sui quali saranno incentrati i corsi di dottorato (fisica delle particelle elementari, matematica informatica e business administration) non è stata concordata né verificata con il nostro ateneo. Se fossimo stati consultati, avremmo forse potuto consigliare la scelta dei temi ben più importanti per la nostra regione, come ad esempio quelli legati allo studio e alla prevenzione delle conseguenze dei terremoti, dei disastri causati da fenomeni meteo-idrologici gravi e dell’impatto che questi hanno sul territorio regionale.

Al contrario alcuni dei temi proposti non hanno e non avranno nessun impatto sull’economia e sulla ripresa economica della nostra regione, e più in generale, sul benessere degli abruzzesi. Essi peraltro non sono originali e a livello nazionale e internazionale sono perseguiti già da istituzioni di grande prestigio.

Queste iniziative basate sull’utilizzo di risorse pubbliche, andrebbero ponderate e concordate con le strutture territoriali il cui scopo principale è quello dell’alta formazione, anche in considerazione della critica situazione economica che stiamo vivendo».

«E’ bene precisare – aggiunge di Orio – che non si tratta di risorse aggiuntive per la nostra regione, perché la copertura finanziaria di circa 13 milioni di euro andrà a gravare per 6 milioni di euro sulle risorse post sisma e su 6 milioni di euro sul fondo per lo sviluppo e la coesione della regione Abruzzo. A questi finanziamenti, si aggiungeranno, a partire dal 2013, 5 milioni annui che portano lo stanziamento totale a oltre 30 milioni di euro. In tempi di [i]spending review[/i] è sorprendente che si trovino tanti soldi per un’impresa la cui utilità è tutta da dimostrare».

«Si pensi a come si sarebbero potuti utilizzare questi soldi per migliorare la ricettività studentesca di un territorio martoriato dal sisma del 2009 e le strutture per la ricerca applicata all’università dell’Aquila – argomenta il rettore – Mi chiedo in tale senso dove fossero i relatori previsti nella giornata di presentazione, significativamente dedicata a [i]L’Aquila Città degli Studi Universitari e della ricerca[/i] il 7 aprile 2009, mentre docenti, studenti e personale tecnico amministrativo lottavano fra le macerie per far ripartire l’università dell’Aquila. Oggi che l’università è ripartita prendiamo atti che l’unica iniziativa che assume il governo dei tecnici è quella di una scuola di dottorato totalmente avulsa dal contesto universitario aquilano».

«Con questo governo non saremmo mai riusciti a firmare gli accordi di programma che grazie al precedente governo ci hanno consentito di superare le difficoltà dell’immediato post sisma. Accordi di programma che hanno avuto il grande merito di porre al centro delle strategie di intervento la parte più importante del sistema universitario: gli studenti» aggiunge di Orio, che critica alcune decisioni prese dall’attuale governo in merito agli studi universitari.

«L’esonero delle tasse – spiega di Orio – ha rappresentato sicuramente una delle chiavi fondamentali per la nostra rinascita, che oggi ci consente di salutare con grande soffisfazione il raggiungimento del traguardo dei 25 mila studenti iscritti. Questo nostro risultato dovrebbe essere maggiormente considerato quando di lamentano i bassi livelli di accesso agli studi universitari nel nostro paese, inferiori alla media Ocse, mentre sono proprio i paesi con adeguati sistemi finanziari di sostegno allo studio a presentare i valori più alti di accesso all’università. A fronte di questa situazione, l’unica decisione al momento assunta dal Governo è quella, paradossale, di aumentare le tasse regionali e di consentire l’aumento delle tasse universitarie agli studenti fuori corso, individuati come una sorta di ‘capro espiatorio’». Insomma, secondo di Orio «da un governo composto per gran parte da docenti universitari, ci saremmo aspettati di più».

COSTANTINI (IDV), ENNESIMO SCHIAFFO – «Il mancato coinvolgimento dell’Università dell’Aquila nell’iniziativa della scuola sperimentale di dottorato Gran Sasso Science Institute (Gssi) rappresenta l’ennesimo schiaffo a una Istituzione che a prezzo di grossi sacrifici, anche personali, ha vinto una battaglia che in molti, subito dopo il terremoto, ritenevano impossibile: mantenere a L’Aquila la quasi totalità degli studenti e porre le basi per un rilancio dell’ateneo.

Ma vincere una battaglia non vuol dire vincere la guerra, che è ancora tutta da combattere e che ha, come posta in palio, il futuro della città dell’Aquila e del suo territorio. Un futuro indissolubilmente legato alla sorte della locale Università, che ne ha costituito in passato e ancor più dovrà costituirne il motore propulsivo dell’economia.

Condividiamo, quindi, le rimostranze del Rettore dell’ateneo aquilano, che individua nel legame col territorio, con il tessuto economico, la forza dell’Università.

Per questo, però, è indispensabile che l’Università aquilana abbia voce in capitolo su tutte le scelte che riguardano l’alta formazione e l’istruzione universitaria, facendo in modo che i progetti e le iniziative non piovano dall’alto, ma siano integrati e funzionali anche allo sviluppo del territorio.

La città L’Aquila come “capitale degli studi universitari e della ricerca” non può essere un vuoto contenitore per gli appetiti accademici di qualcuno, ma deve rappresentare il marchio di un territorio che vede l’Università protagonista delle scelte a tutti i livelli, coinvolgendo il tessuto culturale e quello imprenditoriale nell’individuazione delle scelte prioritarie e non soltanto a fare da corollario di un prodotto confezionato altrove».

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