Attualità

L’Abruzzo e le sue province

In virtù del dialogo che si è aperto circa la revisione amministrativa delle province del “Bel Paese” in generale e dell’Abruzzo in particolare, dal mio punto di vista, non ritengo percorribile la via che porta alle annessioni di tali enti territoriali: forse sarebbe auspicabile toglierle tutte (magari sarà necessario stabilire i tempi e le modalità) ed agevolare la creazione di grandi municipi i cui territori rispecchiano di fatto le aree metropolitane già esistenti (es. Pescara-Montesilvano-Spoltore, L’Aquila è anch’essa una città territorio il cui comune comprende decine di nuove realtà abitative (New Town) sorte dopo il tragico evento del 2009 …). Anche l’unificazione tra la regione Abruzzo e il Molise, pure se plausibile, non sarebbe una soluzione esaustiva, poiché entrambe, nonostante unite, non avrebbero comunque la forza per sostenere l’impatto concorrenziale di altre unità amministrative europee (visto che si parla sempre più di Europa delle Regioni), senza peraltro considerare che difficilmente Campobasso abdicherebbe alla sua veste di capoluogo. Auspicherei, al più, la creazione di una macroregione del centro Italia che abbia in Roma (nome il cui ruolo di città guida non metterebbe in contrasto nessuno) il suo punto di riferimento. In questo contesto sarà possibile creare un nesso tra l’est europeo, di cui Pescara è lo sbocco naturale, e Roma, da sempre legata a L’Aquila, la quale potrebbe divenire, per la capitale e per le città del litorale tirrenico, la naturale porta d’ingresso dell’Abruzzo montano e testa di ponte verso la costa adriatica dell’alto teramano, e oltre. Ma, questa resta un’ipotesi che difficilmente potrà essere attuata. D’altronde, rispolverare, come qualcuno tenta di fare, la vecchia diatriba del capoluogo tra Pescara e L’Aquila non gioverebbe a nessuno. Non vi è dubbio che in Abruzzo ci siano città più antiche della nostra, di “federiciana memoria”, ma il tre – quattrocento aquilano, attraverso le industrie, l’arte, la religione e la cultura, ha forgiato la storia di gran parte del Mezzogiorno d’Italia, e non solo (i libri di testo lo documentano ampiamente). L’eccessiva esaltazione delle identità locali porta comunque a disfare e non a costruire una comunità coesa. Pescara è senz’altro la forza dell’Abruzzo, ma un corpo non è fatto solo di forza, ha bisogno anche di un’anima, e penso, con consapevole modestia, che L’Aquila sia l’anima (temprata in lunghi secoli di encomiabile passato) di questa Regione. Senza peraltro omettere Chieti, Teramo e le altre realtà demiche della nostra terra: anch’esse con la loro storia, le loro eccellenze hanno contribuito a plasmare il carattere di noi abruzzesi. La consapevole duttilità di questa Regione sta proprio nel crogiuolo di diversità che la compongono, che uniscono il mare alla montagna, la cultura all’arte, la tradizione alla storia, la produttività al commercio, il turismo alla ricerca. Proviamo, se possibile, a difenderla e a migliorarla, ognuno con le proprie peculiarità, magari con il cuore rivolto al passato e la mente proiettata al futuro.

[i]di Fulgenzio Ciccozzi[/i]