Politica

Consiglio comunale a babbo morto

La legge Barca come la tela di Penelope: mentre il Consiglio discuteva sugli emendamenti all’Aquila, il ministro Fabrizio Barca a Roma lasciava intendere che il testo del maxiemendamento era blindato. L’assise ha fatto il proprio lavoro (forse inutile) affidando ai parlamentari l’arduo compito di far entrare nel decreto sviluppo i subemendamenti che modificano in maniera sostanziale la legge Barca in discussione alla Camera domani.

Votati all‘unanimità solo alcuni emendamenti. [i]In primis [/i]c’è stato l'[i]assist[/i] per i comuni del cratere con il voto all’unanimità all’emendamento che elimina la parola centro storico del comune dell’Aquila chiedendo il finanziamento per le parti comuni delle seconde abitazioni in aggregati di sole abitazioni non principali per tutto il cratere e anche fuori dai centri storico.

Chiesto inoltre il vincolo paesistico che garantirebbe una ulteriore somma per i palazzi di pregio. Dal testo sparirebbe la parola contributo, sostituita sempre con “indennizzo”. Come pure via la parola miglioramento sismico, su iniziativa del consigliere Vincenzo Vittorini, rimpiazzata con “adeguamento” sismico.

Chiesto anche lo scorrimento delle graduatorie per i dipendenti del comune che avevano fatto concorsi interni per avanzamento verticale e il ripristino della convenzione con Abruzzo Enginering. Eliminate anche tutte le parti di natura urbanistica che prevedono piani integrati e procedure di evidenza pubblica per la scelta della ditta che riparerà la propria abitazione. Infine inserito un emendamento per la richiesta di 30 milioni di euro sulle minori entrate che consentiranno di chiudere il bilancio comunale.

Pessimo il giudizio sulla legge sintetizzato da Pierluigi Biondi, sindaco di Villa Sant’Angelo a nome di tutti i primi cittadini del cratere: «Questa legge mi sembra la fotocopia di una ordinanza fatta male. É un atto monocratico. Di fatto ripropone una sorta di commissariamento nei fatti. Quello che si sta tentando di fare con questo decreto è un commissariamento subdolo fatto di commissari che non rispondono a nessuno. I due uffici speciali  diventeranno un cappello sulla ricostruzione dell’Aquila e uno su quello sui comuni. I comuni vengono esautorati». Nonostante ciò il Consiglio  comunale non è riuscito a raggiungere una convergenza sulla proposta di un emendamento che eliminasse il super potere degli uffici speciali padri e padroni della ricostruzione. Un boccone amaro che evidentemente è già stato fatto digerire al sindaco Cialente nelle stanze romane.

C’è stato anche chi, come il consigliere  Pierluigi Properzi, ha proposto soluzioni radicali: «Non ci sono le condizioni per proporre emendamenti in forma canonica, perché sarà posta la fiducia. Va dato un segnale forte – ha detto –  dunque meglio stralciare tutto l’articolo 67 ad eccezione dei commi uno e due sulla fine dell’emergenza e del commissariamento».

In apertura dei lavori il presidente Carlo Benedetti ha ribadito «la necessità di inserire nelle comunicazioni al governo anche la problematica della priorità dell’asse centrale totalmente ignorata. Sono state disattese le previsioni – ha concluso Benedetti – e l’asse centrale dovrà essere necessariamente riportata all’attenzione del parlamento, vista l’ evidente posizione strategica di questa parte della città». Ha voluto vedere il bicchiere mezzo pieno il sindaco  Massimo Cialente: «E’ una legge che,  intanto, pone fine alla situazione aberrante di questo commissariamento» ricordando che emendamenti che comportino aumenti di spesa, difficilmente riusciranno a passare.

Il consigliere Giorgio de Matteis ha insistito sulla seduta del Consiglio convocata a babbo morto. «Se fatta prima avrebbe consentito di riparare alle storture. Evidentemente non si doveva fare. Ora rincorriamo una mini legge». «Nessuno poteva fare peggio, mettendo degli articoli che ci fanno quasi rimpiangere il commissario – ha sentenziato Giustino Masciocco -. Eppoi chi dirime il contrasto fra la legge e le ordinanze ancora in vigore se contrastanti?». Luigi D’Eramo ha parlato di «gioco delle parti fra la maggioranza e il ministro Barca che, coperto da finto tecnicismo, agisce con grande lucidità politica. Se ciò non fosse vero staremmo in piazza a protestare». Giuliano Di Nicola ha promesso che l’Idv sarà vigile contro le sveltine sui concorsi sui quali è stata proposta la  territorializzazione. Anche Morena Pasqualone segretaria dell’Udc ha parlato di «un pacchetto preconfezionato di norme che poco danno e molto tolgono ad un provvedimento, che nelle attese dei cittadini aquilani, rappresenta davvero la fine dell’emergenza, e non perché lo stabilisca una data su di un testo di legge ma perché non vi è ricostruzione senza regole certe. Dunque tre anni di inutili battaglie e che fanno presagire l´inizio di una nuova lotta».

A.Cal.