Ticket sanità, interpellanza Prc-Pdci

I consiglieri regionali Maurizio Acerbo (Prc) e Antonio Saia (PdCi) hanno presentato un’interpellanza al presidente della Regione Abruzzo e commissario ad acta per la sanità, Gianni Chiodi, chiedendo chiarimenti circa «l’iniquo balzello di 10 euro che i malati abruzzesi sono costretti a pagare su tutte le prestazioni».

In particolare, Acerbo e Saia chiedono di sapere «per quale motivo la Giunta Regionale non ha resistito rispetto alle osservazioni del Governo ed ha scelto di rinunciare alla propria decisione costringendo i malati abruzzesi a dover pagare l’iniquo balzello o, per evitarlo, a ricorrere a strutture private; se ritiene legittime le circolari emanate dalle Asl a medici convenzionati diffidandoli dal rilasciare le impegnative su ricettario bianco personale».

I consiglieri, inoltre, chiedono a Chiodi «se non ritenga doveroso dover ripristinare gli effetti dell’articolo della Finanziaria regionale, resistendo alle osservazioni del Governo e sopprimendo l’iniqua tassa aggiuntiva sulla malattia. Nel corso della seduta di approvazione della finanziaria regionale 2012 – ricordano Acerbo e Saia – è stato approvato un emendamento presentato dai sottoscritti che prevedeva che il costo dei ticket sanitari sulle prestazioni diagnostiche, ancorché maggiorato dei 10 euro previsti dal Governo nazionale, non potesse comunque superare l’importo dell’intero costo previsto dal tariffario nazionale. Tale emendamento ha trovato il consenso dell’intero Consiglio regionale, è stato approvato ed è diventato articolo 44 della legge. Lo stesso presidente-commissario Chiodi, a più riprese, pur non essendo l’ispiratore dell’emendamento, se ne è vantato ripetutamente nel corso di incontri e conferenze stampa. Il suddetto articolo, purtroppo – aggiungono -, è stato osservato dal Governo e la Giunta regionale anziché fare opposizione e confermare la propria scelta, ha lasciato che venisse completamente vanificato da parte delle Asl l’effetto dell’articolo 44, per cui gli assistiti continuano a pagare ticket molto alti, anche per gli esami routinari».

Il risultato, concludono i consiglieri, è che «molti cittadini si rivolgono, per fare gli esami, a strutture private, per non pagare l’iniquo balzello, arrecando un danno per le strutture pubbliche».

MAZZARELLI: TICKET IMPOSTO DA GOVERNO – «Se i consiglieri regionali Acerbo e Saia pensano davvero che la Regione, di sua iniziativa, possa cancellare, in un sol colpo, la quota fissa di 10 euro sulle ricette, vuol dire che vivono nel mondo dei sogni. Oppure fanno semplicemente finta di ignorare che quell'”iniquo balzello”, ci è stato imposto lo scorso anno dal Governo nazionale. Spero che sia chiaro una volta per tutte». Così il portavoce del presidente della Regione, Enrico Mazzarelli, replica alle sollecitazioni provenienti dai due consiglieri regionali Maurizio Acerbo e Antonio Saia che, a tal proposito, hanno presentato un’interpellanza al capo dell’Esecutivo regionale.

«Si tratta – ribadisce Mazzarelli – di un prelievo imposto da una legge dello Stato alla quale abbiamo cercato di mettere riparo. Infatti, nella Finanziaria regionale, avevamo previsto che il contribuito dovuto dagli assistiti del Servizio Sanitario Nazionale per le prestazioni di diagnostica strumentale di laboratorio e per le visite specialistiche, sebbene maggiorato del ticket di 10 euro, non dovesse superare l’intero costo della prestazione prevista dal tariffario nazionale. Tuttavia, il Governo ha osservato la norma perché in contrasto con una legge dello Stato. Riguardo, poi, alle circolari inviate dalle Asl ai medici di base, non si tratta di ritenerle legittime o meno. E’ stato il tavolo di monitoraggio interministeriale a pretendere che le Asl allertassero i medici di medicina generale affinchè quella norma, osservata dal Governo, non venisse applicata».