Cronaca

Brindisi: killer ripreso da telecamera

Sono state alcune telecamere di fronte alla scuola che hanno registrato le immagini fino all’ora dell’attentato. Tra le persone filmate può esserci l’uomo che ha premuto il pulsante per innescare l’esplosivo. Si è saputo che nel filmato si vede un uomo che ha in mano qualcosa che somiglia ad un telecomando. Ci sarebbe anche un testimone che intorno alle 2,30 ha visto un uomo spostare il cassonetto dell’immondizia utilizzato per nascondere l’ordigno che esploderà alle 7.42.

Il testimone non ha però saputo fornire molte indicazioni su quell’uomo che ha spostato il cassonetto, dice non averlo visto bene in faccia e di non ricordare com’era vestito, quant’era alto e di che colore avesse la pelle. Lo hanno interrogato per tutta la giornata ma sembra aver visto soltanto un uomo che spostava il cassonetto. Quel che è certo è che l’assassino ha deliberatamente agito quando ha visto i ragazzi davanti all’ingresso dell’istituto.

Ma un grave precedente è intanto emerso. Lunedì a Castelvolturno è stata trovata una bombola gpl davanti a un istituto alberghiero e, accanto, un volantino con minacce al capo dello Stato e ad alcuni politici locali. Non a caso ieri il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso aveva parlato di terrorismo diretto a colpire in modo indiscriminato. Ma a chi era indirizzato quel messaggio di morte? E, soprattutto, chi può averlo progettato ed eseguito?

C’è una bassissima possibilità che sia un attentato di stampo mafioso, sostengono ora gli esperti. La Sacra Corona Unita, come ci hanno detto agli inquirenti alcuni pentiti, da quando ha subito grossi colpi con arresti e condanne, sta tentando di riappropriarsi del territorio, cercando consenso tra la gente e non troverebbe certo compiendo stragi di questo tipo, e circolano le ipotdesi èpiù incontrollate.

Un gruppo “esterno” alla Sacra Corona Unita che vorrebbe affermare la sua supremazia sull’organizzazione classica. Anche quella di una vendetta diretta a boss, pentiti e esponenti dell’antimafia. Ma in quella scuola e dentro quei pullman provenienti da Mesagne, c’era di tutto. Figli di boss, di attivisti di “Libera”, di parenti di pentiti. Difficile capire allora chi potesse essere l’obiettivo.

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