Cronaca

L’Aquila, malavita e ricostruzione: nessuno torna in libertà

L’Aquila, 17 apr 2012 – L’Aquila, ‘ndrangheta e ricostruzione: i giudici della Corte di Cassazione, così come deciso nei giorni scorsi per l’imprenditore aquilano Stefano Biasini, hanno stabilito che anche gli altri indagati per associazione mafiosa esterna non possono tornare in libertà e devono restare ai domiciliari.

Si tratta di Antonino Vincenzo Valenti 45 anni di Reggio Calabria, Massimo Maria Valenti, di 38 anni reggino ma residente all’Aquila nella zona di San Sisto e Francesco Ielo di 58 anni anche lui reggino, assistiti dall’avvocato Amedeo Ciuffetelli. Lo riferisce oggi "Il Messaggero" a proposito delle indagini di polizia e finanza che hanno accertato non solo la volontà da parte delle famiglie dei Caridi-Borghetto-Zindato di entrare negli appalti del post-terremoto ma anche che per finalizzare tali accordi ci siano stati almeno quattro incontri in un hotel della periferia dell’Aquila dove persone vicine alla cosca calabrese hanno incontrato imprenditori locali e altra gente del posto come rappresentanti di consorzi interessati alla ricostruzione.

E proprio in uno di questi incontri sia stato presente anche il capo clan Santo Giovanni Caridi. Ad almeno uno di questi summit avrebbe partecipato lo stesso Ielo. Il lavoro di inserimento nel tessuto sociale e imprenditoriale aquilano dei sospettati era stato curato nei minimi particolari visto che Massimo Maria Valenti aveva trovato una abitazione all’Aquila in via Caprini 14. Lo stesso Valenti, su richiesta del boss Caridi, aveva reperito un appartamento a Scoppito da mettere a disposizione di due persone indicate dai vertici della cosca.