
L’Aquila, 6 apr 2012 – Non si possono cancellare 153 anni di storia. Il Cda della Fondazione Carispaq non ci sta e boccia il piano industriale “sfornato” dalla Bper, imposto dalle dure leggi del mercato, che prevede la fusione per incorporazione della Carispaq e di altre tre banche (Banca popolare di Lanciano e Sulmona, Banca popolare di Aprilia e Meliorbanca), l’azzeramento del Cda e il decentramento della direzione generale.
L’operazione, ha spiegato il Cda della fondazione, è in contrasto con la linea di mantenimento e rafforzamento di Carispaq quale banca del territorio. La fondazione fa la voce grossa pur sapendo di essere socio di minoranza che detiene il 5% delle azioni Carispaq, consapevole, tuttavia, di avere qualche asso nella manica da mostrare al momento giusto. Per il momento il presidente Fondazione Roberto Marotta invita Bper ad «una immediata revisione del piano industriale aggiungendo di riservarsi al contempo ogni più opportuna decisione per la tutela degli interessi e dei diritti di cui la fondazione è portatrice».
In altre parole il Cda potrebbe in estrema ratio incardinare un procedimento civile contro la Bper che non avrebbe prestato fede «a responsabilità pre contrattuali contemplate dalla firma dei patti parasociali che fra le altre cose prevedono la massima condivisione per le decisione da prendere e nello specifico salvaguardano l’autonomia della Carispaq per i prossimi cinque anni». «Siamo stati leali – ha ricordato ancora Marotta – abbiamo aderito alla offerta pubblica di scambio (cambio azioni Carispaq con quella Bper quotate in borsa) che prevedeva l’impegno di Bper a mantenere l’assetto federale del gruppo e il riconoscimento alla fondazione di una significativa partecipazione alla governance della Carispaq per il prossimo quinquennio».
L’ultima parola toccherà all’amministratore delegato della Bper Luigi Odorici che giungerà a L’Aquila il prossimo 10 aprile per illustrare il piano industriale. «Siamo preoccupati – ha aggiunto Pierluigi Caputi componente Cda Fondazione – perché la raccolta del risparmio viene dirottata al di fuori dal nostro territorio. Noi siamo una fondazione e dobbiamo perseguire nel migliore dei modi il nostro fine socio-economico». Marotta ha ipotizzato che l’operazione possa provocare delle ripercussione sull’occupazione e la scomparsa di alcuni back office. Resta da capire quanto lo scandalo del Madoff dei Parioli possa aver accelerato il processo. «I fatti di Roma – ha spiegato Marotta – hanno sicuramente costituito una preoccupazione per Bper che teme di poter essere coinvolta. Certo è che Banca d’Italia ritiene che la filiera vada accorciata per consentire un maggior controllo. Oggi tuttavia è facile fare i professori. Perchè la Banca d’Italia si sveglia solo dopo l’intervento della Magistratura? Il Cda della fondazione (Domenico Taglieri, Pierluigi Caputi e Guglielmo Calvi Moscardi) lanciano infine un invito al dialogo ai vertici di Bper: «Sediamo intorno ad un tavolo e cerchiamo di trovare una soluzione convincente che salvi l’autonomia della Carispaq».
A.Cal.