Cronaca

L’Aquila: inchieste terremoto procedono. Rossini: pericolo infiltrazioni dietro l’angolo

 L’Aquila, 5 apr 2012 – A tre anni dal sisma che ha messo in ginocchio città e provincia, i pm aquilani coordinati dal procuratore capo, Alfredo Rossini, hanno definito la maggior parte delle inchieste, tanto che i filoni più importanti sono arrivati al processo di primo grado.

LE INCHIESTE – Sono stati aperti 215 fascicoli per la morte di 309 persone: i più significativi, per il numero di morti, sono una quindicina. Quella definita "madre" di tutte le inchiesta è quella sulla commissione Grandi Rischi per la quale i pm aquilani hanno portato alla sbarra i sette esperti che hanno partecipato all’Aquila alla riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma, al termine della quale, secondo l’accusa, si sono lanciati messaggi rassicuranti che non hanno fatto attivare precauzioni in grado di salvare vite umane. Si tratta di Franco Barberi,vicario della commissione Grandi rischi, il professor Bernardo De Bernardinis, già vice capo della Protezione civile, unico indagato abruzzese essendo originario di Ofena, Mauro Dolce, direttore dell’ufficio prevenzione della Protezione civile, Enzo Boschi presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giuliano Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti dell’Ingv, Gian Michele Calvi, sismologo e direttore dell’Eucentre di Pavia, "padre" del Progetto "Case" e Claudio Eva ordinario di fisica dell’Università di Genova. Tutte cariche che gli imputati rivestivano all’epoca dei fatti. Il ritmo delle udienze è piuttosto serrato, la sentenza è prevista in estate. La novità  è  il coinvolgimento dell’ex capo della Protezione civile nazionale, Guido Bertolaso, finito sotto inchiesta sulla base di una telefonata rassicurante all’ex assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati. Bertolaso, che come testimone nello scorso febbraio ha risposto alle domande di giudici, pm e avvocati per oltre otto ore, potrebbe essere imputato in un processo parallelo. Sul questo filone d’inchiesta, quello appunto contro i sette esperti, si sono costituire 40 parti civili e in sede civile altrettante famiglie hanno citato in giudizio direttamente la Presidenza del Consiglio dei ministri, in quanto la Commissione Grandi Rischi è una sua emanazione. Chiesti danni per 22,5 milioni di euro, in un primo filone, altri 40 milioni in un secondo.

Altro inchiesta simbolo quella sul crollo della Casa dello Studente, in fase di udienza preliminare per la complessità del caso e intervento di un super perito, Maria Gabriella Mulas, del Politecnico di Milano.

«Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti – ha detto il procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini – dopo tanto lavoro di indagine abbiamo portato davanti ai giudici del tribunale la maggior parte delle ipotesi di reato legate ai crolli del terremoto». «Ora – ha aggiunto – sarà il Tribunale a dover valutare la situazione e decidere se condannare o assolvere. Al di là della nostra soddisfazione, a tre anni dalla tragedia voglio sottolineare che il nostro lavoro era oltremodo doveroso, essendo legato a vicende molto tristi che attengono alla vita dei cittadini con tante famiglie che hanno perso i propri cari in situazioni drammatiche. Sono convinto che abbiamo dato ai parenti delle vittime un piccolo sollievo nell’individuare i presunti responsabili dei crolli. Certo, nessuno potra’ ridare ai familiari le persone scomparse, ma la garanzia di giustizia ha comunque un valore importante».

Infine dopo il proscioglimento da parte del Gip del Tribunale dell’Aquila di Denis Verdini, esponente del Pdl e l’imprenditore Riccardo Fusi dall’accusa di tentato abuso d’ufficio nell’ambito di una inchiesta sugli appalti post-sisma, il pubblico ministero Stefano Gallo ha presentato ricorso in Cassazione. In particolare Verdini era accusato di aver fatto pressioni politiche su Letta e Bertolaso per aprire la strada a Fusi interessato agli appalti del dopo terremoto. Il gip aveva ritenuto non penalmente rilevanti quelle raccomandazioni. Nel fascicolo dell’inchiesta c’era anche una lettera che il sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri aveva indirizzato all’ex numero "uno" della protezione civile per chiedere di ricevere Fusi. Per Gallo la missiva rappresenta una «serrata attività di condizionamento». Di qui il ricorso per Cassazione.

PM ROSSINI, PERICOLO INFILTRAZIONI DIETRO ANGOLO – Per la Procura della Repubblica dell’Aquila, impegnata nelle inchieste del post sisma, entra nel vivo anche un’altra sfida: il contrasto alle infiltrazioni della malavita organizzata in quello che è considerato il cantiere più grande d’Europa, un’attività che nei prossimi mesi sarà intensificata perchè, dopo tante incertezze, sta per partire la cosiddetta ricostruzione pesante, cioè quella delle case più danneggiate. «Sulle infiltrazioni – avverte Rossini – la guardia non deve essere abbassata mai; sappiamo che il pericolo è sempre dietro l’angolo, ma siamo anche consapevoli di riuscire a fronteggiarlo. Le inchieste che abbiamo portato a termine lo dimostrano».

Quella più importante denominata "operazione Lypas", portata avanti dagli agenti del Servizio criminalità organizzata (Sco) della Questura dell’Aquila e dai militari del Gico (Gruppo d’investigazione criminalità organizzata) e dello Scico centrale di Roma, e chiusa nei giorni scorsi dal pm Fabio Picuti, riguarda appunto l’arresto dell’imprenditore aquilano Stefano Biasini di 34 anni, i fratelli Antonino Vincenzo e Massimo Maria Valenti, nati a Reggio Calabria ma residenti da tempo all’Aquila, e Francesco Ielo, nato a Reggio Calabria e residente ad Albenga (Savona). Per tutti e quattro gli arrestati l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. L’interesse delle cosche (Caridi,Zindato-Borghetto) si era concentrato sulla ristrutturazione delle case private colpite dal sisma, con interventi che venivano realizzati senza gare di appalto pubbliche e senza certificazioni antimafia. Un mercato ricco, silenzioso e discreto. I fratelli Valenti erano già attivi nel capoluogo abruzzese fin dal 2007. Prima del terremoto gli investimenti partiti da Reggio Calabria puntavano sul settore del commercio, della ristorazione e dello sfruttamento delle cave. Poi, con il terremoto, lo scenario è cambiato, aprendo il più grande cantiere d’Europa. Per nascondere l’origine dei soldi, Caridi aveva iniziato ad utilizzare l’imprenditore aquilano Stefano Biasini, grazie alla mediazione dei fratelli Valenti e di Francesco Ielo. L’operazione sarebbe avvenuta attraverso l’acquisto di quota parte del capitale sociale di una società interessata ai lavori post terremoto, utilizzando poi nei cantieri i lavoratori indicati dagli affiliati, usufruendo di imprese riconducibili alla cosca di ‘ndrangheta originaria di Reggio Calabria.

Fiscono nel mirino della Procura del capoluogo anche i lavori per la messa in sicurezza antisismica nelle scuole affidati dalla Provincia dell’Aquila fuori del cratere. Opere per 54 milioni di euro in dieci edifici, sette ad Avezzano e tre a Sulmona, mentre un filone dell’inchiesta riguarderebbe anche gli isolatori sismici installati in diversi immobili scolastici. Al momento non vi sono indagati.

L’attività è seguita direttamente dal procuratore antimafia. L’indagine è scattata a seguito dell’esposto presentato da una delle ditte escluse. Gli investigatori nei giorni scorsi hanno effettuato dei controlli negli uffici della Provincia ed acquisito dei documenti. All’indomani del sisma del 6 aprile 2009 il Cipe aveva messo a disposizione 221 milioni di euro per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Risorse che furono poi ripartite con la delibera 61 del commissario alla ricostruzione Gianni Chiodi nell’ambito del progetto "Scuole d’Abruzzo-Il futuro in sicurezza". Soldi che furono al centro di una burrascosa puntata della trasmissione televisiva di Rai3 Report, nella quale fu evidenziato il finanzi
amento a scuole che non avevano avuto alcun problema alle strutture a seguito del sisma; un ‘pasticcio’ al quale si era successivamente rimediato con un nuovo decreto commissariale, il numero 89, che ha rimodulato gli stanziamenti escludendo le anomalie e inserendo immobili ricadenti in territori bisognosi di interventi. Nonostante ciò l’indagine va avanti. Infine prosegue l’opera da parte della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila di passare ai raggi x buona parte degli appalti pubblici e privati, molti dei quali milionari. Il sensibile rafforzamento delle attenzioni sulla cosiddetta ricostruzione pesante e’ stato innescato dalla presentazione di numerosi esposti, tra cui alcuni anonimi, da parte di cittadini, imprenditori e amministratori di condominio in cui si ipotizzano irregolarità e si adombrano dubbi sui procedimenti.