Grandi Rischi, Valensise (Ingv): «Si sapeva che nel corridoio tra L’Aquila e Sulmona si sarebbero avuti terremoti come in passato»

28 marzo 2012 | 18:30
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Grandi Rischi, Valensise (Ingv): «Si sapeva che nel corridoio tra L’Aquila e Sulmona si sarebbero avuti terremoti come in passato»

L’Aquila, 28 mar 2012 – Torna in aula il processo Grandi rischi che, archiviati i testi di parte civile, prosegue con le testimonianze prima di Gianluca Valensise, geologo dell’Ingv, e subito dopo del geologo Antonio Moretti, ricercatore dell’università de L’Aquila.

«In Italia conosciamo il 70 – 80 per cento delle faglie, tendiamo a conoscere di meno quelle in mare e maggiormente quelle su terra ferma – ha affermato il funzionario della sala sismica dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia -. Nell’aquilano, la faglia che ha causato il terremoto del 6 aprile 2009 non era conosciuta con esattezza, solo dopo il sisma abbiamo notato che era leggermente più a ovest rispetto a dove ritenevamo che fosse». Nel 2009 la faglia che ha generato il terremoto la notte tra il 5 e il 6 aprile, causando 309 vittime, non era stata, dunque, individuata ma «si sapeva che nel corridoio tra L’Aquila e Sulmona si sarebbero avuti terremoti come sempre in passato».

Una faglia sismogenetica nota adesso al millimetro ma che fino a 3 anni fa aveva avuto una «comprensione generale senza che si sapesse esattamente dove passasse». Un’incertezza, secondo Valesise, di «circa 5 – 10 chilometri. Il problema che ci poniamo come geologici, è sapere quali sono le grandi faglie che si muoveranno in futuro e cioè guardando le espressioni superficiali oppure mettendo in linea i vari terremoti avvenuti e altri. Guardare solo la superficie in una Regione come l’Abruzzo in cui ve ne sono molte, e alcune non attive, non basta, bisogna fare altri studi». Il geologo ha spiegato che prima del sisma i geologi pensassero che la faglia passasse da Monte d’Ocre e finisse sull’Altopiano delle Rocche mentre adesso si è potuto appurare che passa sotto Bazzano, a circa 4 chilometri di profondità.

Moretti ha riferito di aver chiesto di poter prendere parte alla riunione della commissione Grandi rischi del 31 marzo 2009: «Io e un mio collega chiedemmo di essere ammessi alla riunione perché mancava un esperto in sismotettonica dell’appennino. Prima ho interessato preside facoltà che a sua volta ha interessato il Rettore di Orio», richieste cadute, però, nel vuoto.

Nel corso della diciottesima udienza sono stati proiettati i primi video depositati dalla Procura, una visione collegiale chiesta espressamente dall’avvocato Melandri: «Voglio che il giudice e il Pm vedano i video davanti a me», ha ribadito nel corso dell’udienza. Proiettata anche la tristemente famosa intervista a De Bernardinis in cui si fa riferimento al Montepulciano ma anche un “inedito” per la Procura: «Tutti i filmati prodotti dalla Polizia giudiziaria sono stati messi in onda nei telegiornali prima del 6 aprile 2009», precisa il Pm Fabio Picuti a termine della visione di un file presentato dall’avvocato Stefano, reperito su Youtube: «Questo filmato potrebbe anche non essere mai stato mandato in onda prima del sisma e quindi sarebbe impossibile che avesse influenzato i processi volitivi delle persone».

La prossima udienza, fissata per il 4 di aprile, non vedrà la presenza di Franco Gabrielli, l’ex prefetto de L’Aquila oggi Capo del dipartimento di Protezione civile, impegnato a risolvere la catastrofe della Costa Concordia. Si proseguirà, comunque, con i testi di Filippo Dinacci, legale di Berbardo De Bernardinis e Mauro Dolce.

I 7 imputati sono accusati di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose.

di Sarah Porfirio