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Fondi Ue, Di Matteo: «Acerbo si documenti con dati ufficiali»

L’Aquila, 1o feb 2012 – «Prima di prendere per buone le notizie fornite dagli organi di stampa, il collega Maurizio Acerbo farebbe bene a documentarsi attraverso i dati ufficiali. Non solo per la pur doverosa tutela della credibilità della nostra Regione ma per il rispetto della verità».

Così Emiliano Di Matteo, vicepresidente del Pdl in Consiglio regionale e presidente della VI Commissione regionale, replica al capogruppo del Prc in merito alla classifica pubblicata nei giorni scorsi da la Repubblica sulla capacità di spesa dei fondi europei da parte delle Regioni italiane.
«Se Acerbo mettesse da parte almeno per un attimo la casacca dell’oppositore, leggendo i dati reperibili sul sito istituzionale della Giunta regionale, scoprirebbe che alla data del 31 dicembre 2011 l’Abruzzo ha realizzato una performance superiore al 130% del limite minimo di utilizzo previsto e che la percentuale dei fondi non ancora utilizzati è pari al 69% e non al 79%. Un dato che sarebbe in linea con altre regioni che pure non hanno subìto il sisma del 2009 e la relativa necessaria riprogrammazione dell’intero POR Abruzzo con lo stallo amministrativo conseguente ai tempi dell’approvazione definitiva dell’UE».

«Non solo – prosegue Di Matteo –  il Piano di Azione per il Sud lanciato dal Ministro per la Coesione Sociale Fabrizio Barca per accelerare la spesa nelle altre sette Regioni del Sud non ha sfiorato l’Abruzzo che – come ha spiegato il direttore Sorgi – per motivi puramente tecnici non ha potuto certificare un ulteriore 5% di spesa effettuata. Da parte mia offro come sempre la disponibilità della VI Commissione quale sede deputata ai relativi approfondimenti. L’invito che però mi sento di rivolgere ai colleghi è quello di anteporre il senso di responsabilità istituzionale all’assecondare, per tornaconto politico di parte, campagne di stampa costruite frettolosamente su dati incompleti e fuorvianti. La Regione – conclude Di Matteo – è patrimonio di tutti, se c’è da criticare facciamolo in termini costruttivi piuttosto che minarne la credibilità».

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