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Finanza pubblica: quei 26 miliardi di F-35 che ritroveremo negli F24

Roma, 9 feb 2012 – Come preannunciato nei mesi scorsi, lo Stato italiano, cioè tutti noi, acquisterà tre cacciabombardieri F-35. 80 milioni ciascuno, per ora. In totale saranno 131 per una spesa complessiva di 26 miliardi di euro. Una intera manovra e non ci sarà, inoltre, alcun tipo di beneficio per il lavoro italiano, visto che non saranno realizzati in Italia. Almeno, nel caso, sarebbero stati una sorta di grande opera pubblica, inutile, ma con risvolti positivi in parte. Invece non sarà così. Gli aerei infatti saranno americani.

Tutti quei soldi che usciranno dalle casse nazionali, nelle casse nazionali dovranno anche entrare, ed entreranno sotto forma di tasse: e con uno strano gioco di parole, perciò ritroveremo a lungo quegli F-35 nei nostri F24, ossia i modelli che si usano per versare le nostre tasse allo stato.

E così, in un periodo in cui dobbiamo digerire sacrifici e tagli su molti fronti, tra una lacrima di un ministro, una infelice battuta di un sottosegretario, e l’eccessivo gesticolare del presidente del consiglio, iniziano ad uscire i primi 240 milioni per i tre caccia. In un Paese in cui la guerra è costituzionalmente “ripudiata”, cosa ci dovremo fare con 131 cacciabombardieri nuovi di zecca (quando poi arriveranno, visti i tempi di realizzazione)?

Con il costo di un solo aereo F-35 si potrebbero aprire 143 asili nido, impiegando oltre duemila educatrici e assistenti. Ed è solo un esempio. Perché quei 26 miliardi non utilizzarli subito tutti, per esempio, per la ricostruzione dell’Aquila e dei comuni colpiti dal terremoto del 2009; per i comuni alluvionati in Liguria e in Toscana; per Barcellona Pozzo di Gotto (Me); per fronteggiare i rischi idrogeologici in tutto Italia?

Perché perseguire, dunque, questa spesa follemente inutile, mentre si chiedono sacrifici? O anche questo è richiesto dalla crisi internazionale sui mercati? Perché insistere a spendere sui caccia quando si fa la caccia alle spese (da tagliare)? Persino in un Paese come gli Stati Uniti hanno tagliato le spese militari (con Obama), vista la crisi nel bilancio federale. L’Italia invece no.

E visto che ci sono dei tecnici al governo, qualcuno ci spieghi tecnicamente questa follia. In questo periodo regna sovrano lo spread, e allora “spread your wings” si potrebbe dire della spesa pubblica italiana, usando la stessa lingua dei produttori degli F-35. La spesa pubblica apre le ali, ali militari, of course.

di Paolo Della Ventura

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