Politica

Mascitelli (Idv): sulla Zona franca a Chiodi non gli resta che Facebook

‘Aquila, 23 gen 2012 – «Dopo due anni di attese, prese in giro, annunci un anno fa, in occasione delle ultime elezioni provinciali da parte di esponenti del centrodestra che la Zona Franca era cosa fatta, ora apprendiamo dal Commissario Chiodi sul suo facebook che il governo metterà a disposizione, con un provvedimento di cui ancora non si conoscono gli esatti contenuti, i 90 milioni accantonati per la Zona Franca dell’Aquila e sostituiti da aiuti alle imprese con il regime de minimis. Dalla tragedia siamo passati alla farsa». E’ questo il commento del senatore Alfonso Mascitelli, segretario regionale dell’IdV, a quanto riportato dal Presidente Chiodi sul suo profilo facebook sulla Zona Franca dell’Aquila.

«Un governatore che si rispetti, su un tema così importante come il sostegno e il rilancio dell’economia aquilana, avrebbe illustrato gli esatti contenuti del provvedimento alle associazioni di categoria e alle istituzioni, perché nonostante la direttiva CE 1998/2006, sono diverse le incertezze da chiarire nell’applicazione e non è affatto chiaro quale tipo di conteggio sarà da applicare alla definizione del limite massimo per la tipologia di aiuti. In assenza di notizie  certe e in attesa del provvedimento definitivo avrebbe dovuto tacere, soprattutto in rispetto dei danni già fatti. Primo perché il regime di aiuti de minimis è cosa ben diversa dalla Zona Franca, in quanto meno vantaggioso, di durata più limitata e cumulabile con altri aiuti a qualsiasi titolo ricevuti. Secondo perché il regime de minimis poteva essere applicato già da tempo in quanto non richiede il nulla osta degli organismi comunitari e non ha nessun collegamento, come si vuole far credere, con l’istituzione della Zona Franca. Terzo perché, diversamente dalla Zona Franca che ha una durata almeno quinquennale, nel regime de minimis, esaurite le risorse a disposizione, il governo non è più impegnato  reintegrarle».

Ma Mascitelli torna a parlare anche del Patto per lo sviluppo: «Mentre continuano gli incontri virtuali del tavolo del Patto per lo Sviluppo, in cui Chiodi continua a prendere tempo con le associazioni di categoria in attesa che si materializzino i Fondi Fas, l’Abruzzo continua ad essere escluso dalla vera e importante ripartizione delle risorse economiche sui progetti strategici che il Governo sta assegnando alle Regioni del Sud. Dopo  l’esclusione dal Piano nazionale per il Sud e poi dal Piano del ministro Barca per il reimpiego dei Fondi comunitari, l’ultimo esempio è la delibera Cipe di pochi giorni fa, del 20 gennaio scorso. Sono stati sbloccati 5, 5 miliardi di investimenti in settori vitali come le reti ferroviarie e infrastrutturali o la tutela del suolo dai rischi idrogeologici, esultano di nuovo per la terza volta Regioni come la Basilicata, il Molise e la Puglia, mentre l’Abruzzo resta ancora una volta a bocca asciutta. Eppure era una occasione da non perdere, visto che, solo per fare un esempio, l’asse ferroviario Pescara-Roma di collegamento tra l’Adriatico e il Tirreno avrebbe tutte le ragioni per acquisire una valenza nazionale ed extra -regionale. La fase due, annunciata da Chiodi, è iniziata con l’abbandono dal Patto di tre importanti associazioni di categoria, con la fase tre andranno via altre associazioni, che non potranno più continuare ad assecondare un metodo di governo fatto di soli annunci e, ben che vada, privo di qualsiasi capacità gestionale e di controllo nell’uso delle risorse, per cui ora non ci resta che aspettare la fase quattro: le dimissioni di Chiodi».

PIANO SUD, CHIODI: DA CIPE NESSUNA PENALIZZAZIONE PER ABRUZZO – «L’Abruzzo non ha avuto alcuna penalizzazione dalla delibera Cipe che ha sbloccato 5,5 miliardi euro per il Piano nazionale per il Sud, in quanto tale piano di si finanzia con i Fondi Fas che invece all’Abruzzo sono stati integralmente riconosciuti. E’ necessario chiarire che la dotazione finanziaria del Piano per il Sud è stata individuata defalcando per ogni regione del Sud una precisa quota dei Fondi Fas assegnata. Tale operazione non ha interessato l’Abruzzo in quanto il via libera al Par-Fas da parte del precedente governo Berlusconi ha comportato il riconoscimento integrale dei fondi assegnati. Bisogna inoltre tener conto che nel Piano del Sud si contemplano solo grandi infrastrutture di livello nazionale e le regioni interessate hanno dovuto impegnare in tal senso risorse dei rispettivi Fas. Il Par-Fas abruzzese, invece, è già una realtà in quanto è stato sbloccato e ora attende la registrazione da parte della Corte dei Conti». Diversa è invece la problematica legata alla presunta esclusione dell’Abruzzo dal cosiddetto Piano del ministro Barca su infrastrutture e banda larga. L’esclusione di fatto «conferma la virtuosità della Regione Abruzzo. Nel senso che la dotazione finanziaria del Piano è legata al reimpiego del disimpegno dei fondi comunitari delle regioni che non hanno rispettato gli impegni di spesa fissata dall’Unione europea. L’Abruzzo è fuori proprio perché non è interessata da alcuna azione di disimpegno dei fondi strutturali. Proprio questa esclusione conferma che l’Abruzzo ha rispettato tutte le scadenze imposte dall’Ue e non è dunque soggetta ad alcuna azione di revoca dei fondi europei».

 

MANTINI (UDC), SUI FAS CHIODI ABBIA IDEE NUOVE – «Non credo che basti l’interim di Antonio Sorgi, in sostituzione di Vanna Andreola, sulla partita dei fondi FAS». E’ quanto dichiarato dall’onorevole Udc Pierluigi Mantini. «L’Abruzzo è agli ultimi posti per risorse spese e programmate e il ministro Barca, che ha tutto il nostro sostegno, ha dato un impulso nuovo per recuperare i ritardi e non perdere i fondi. Come si è fatto in altre regioni, Chiodi potrebbe indire un concorso pubblico per titoli, veloce, trasparente, per impegnare nel ruolo energie professionali giovani e competenti, tra gli specialisti del settore. Il rischio per l’Abruzzo è notevole, non si può perdere tempo, occorrono soluzioni nuove, cultura internazionale, professionalità specifiche. L’impegno dei fondi FAS disponibili è un’occasione irripetibile, anche per i giovani, da giocare all’insegna del motto “meno politica e più mercato”».