Sanità, Cisl: mobilità passiva 2012 pari a 200 milioni di euro

L’Aquila 9 genn 2012 – Il responsabile regionale sanità della Cisl Abruzzo, Davide Farina, è intervenuto sul tema della mobilità passiva per fare chiarezza sulla questione ed afferma che «l’esborso che la Regione Abruzzo avrà per questa voce si aggira sui 167 milioni di euro per il 2010, circa 180 milioni per il 2011 e 200 milioni per il 2012, ovvero circa il 10% della spesa sanitaria complessiva ed il 16% di quella ospedaliera».

«Quando impropriamente si afferma che la mobilità passiva per l’anno 2010 ammonta a 67 milioni di euro – evidenzia infatti Farina – è errato e del tutto fuorviante». Tale errore, secondo il sindacalista, è dovuto al fatto che «i riferimenti economici fanno capo ai saldi (cioé al differenziale) fra mobilità attiva (in entrata) e mobilità passiva (in uscita)»..

Per la Cisl è incomprensibile che «per il secondo anno consecutivo si imponga un tetto di spesa per i fuori regione o, ancor peggio, si stabilisca un budget per le cliniche private indifferenziato tra attività regionale ed extraregionale in assenza di accordi di confine con le regioni limitrofe. Ciò che desta più scalpore – prosegue Farina – è che, a fronte della intransigente posizione assunta dal Commissariamento Regionale alla Sanità circa l’applicazione di questi paletti economici ineludibili, regioni a noi vicine come Marche, Umbria, Emilia Romagna e Lazio, hanno tra loro già firmato, addirittura dal 2006, patti di confine che li pongono al riparo da politiche aggressive di sistemi sanitari rivali. Ciò che chiaramente non vale per le Regione Abruzzo procurando concorrenza sleale con grave ed inaccettabile danno alle economie, alle famiglie ed ai lavoratori di questa terra».

Secondo il responsabile sanità della Cisl Abruzzo, per ridurre la mobilità passiva si dovrebbe lavorare «sulla riorganizzazione ed efficientamento del servizio sanitario pubblico  e liberalizzare i vincoli imposti al tetto di spesa degli erogatori privati per prestazioni sanitarie extraregionali o, quantomeno, focalizzare tale libertà su quegli interventi che producono una reale passività».