Cronaca

Corte dei conti, 3 condanne per risarcimenti post sisma non dovuti

Corte dei Conti L'Aquila, 3 condanne per risarcimenti e fondi alle imprese post sisma non dovuti. Nel mirino della Guardia di finanza 3 imprenditori.

3 condanne della Corte dei conti per risarcimenti post-sisma non dovuti e fondi per il rilancio delle imprese del cratere per un totale di circa 700 mila euro.

La Guardia di finanza aveva scoperto che non ne avevano diritto e ora la Corte dei conti li ha condannati a restituire i soldi al Comune di Fossa, alla Regione e al Comune dell’Aquila.

La Corte dei conti ha condannato in solido 3 persone al pagamento della somma di 132.075 euro in favore della Regione e della somma di 210.586 euro in favore del Comune di Fossa, in ragione delle somme rispettivamente erogate.

Inoltre, i 3 condannati dovranno pagar 116.449 euro in favore della Regione e di 67.282 in favore del Comune dell’Aquila in ragione delle somme rispettivamente erogate con riferimento alla posizione di una società.

Due dei condannati dovranno pagare 104.349 euro in favore del Comune di Fossa e 60.644 in favore del Comune dell’Aquila in ragione delle somme rispettivamente erogate.

Infine sono stati condannati al risarcimento della somma di euro 20.000 euro in favore della Regione.

50bb4112-8795-4d74-8f34-e9701c375c3c

Ai tre facevano capo tre aziende diverse anche se la principale era una che aveva sede da qualche anno prima del sisma in un edificio di proprietà del Comune di Fossa in base a un contratto di affitto.

La società si occupava di informatica e dopo il sisma aveva lamentato danni importanti fra cui l’inutilizzabilità di numerosi computer.

La vicenda è molto complessa, ma i giudici della Corte dei conti nelle motivazioni della sentenza scrivono tra l’altro: “Questi giudici hanno maturato il fermo convincimento secondo cui le richieste indennitarie in giudizio sono state avanzate dai convenuti – tra loro in concorso secondo uno schema a geometria variabile – producendo scientemente dichiarazioni e perizie non veritiere, con palese atteggiamento doloso, quantomeno, sotto il profilo del dolo eventuale o contrattuale. In particolare includendo nel computo del danno non i soli beni concretamente danneggiati, ma indistintamente tutti quelli ipoteticamente risultanti in contabilità, ammesso che la contabilità stessa fosse veritiera in modo da lucrare dei fondi pubblici disponibili al fine di rifinanziarsi in misura pari all’intero patrimonio aziendale risultante “a libro”, a prescindere dall’esistenza stessa dei beni, o comunque dell’inerenza all’attività d’impresa e, in ogni caso, dall’effettivo danneggiamento causato dal terremoto”.

Come riporta Il Centro per la Corte dei conti, “le misure di sostegno successive al sisma sono state, sicuramente, utilizzate dai convenuti per ottenere un illecito beneficio economico, gonfiando oltre misura l’elenco dei danni subiti. Dall’esame della documentazione fotografica e tecnica prodotta in giudizio neppure può escludersi che alcuni dei beni siano stati volutamente danneggiati dagli interessati (per lucrare sull’indennizzo) o che, come ipotizzato dal pm, siano beni già danneggiati rivenienti da altre riparazioni o sostituzioni che nulla hanno a che fare con il fenomeno sismico. Lo sviamento di fondi pubblici dalla finalità loro propria, con dolo, comporta all’evidenza, responsabilità amministrativa contabile“.

g8